di Miriam Viscusi
Uno studio condiviso tra l’Istituto di scienze e tecnologie molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) , l’Università di Milano e l’Eurac di Bolzano è stato avviato per conoscere nuovi usi a cui destinare gli scarti della produzione industriale di caffè. In particolare essi potrebbero essere impiegati nella fabbricazione di carta e cosmetici.
La parola protagonista di questo progetto di ricerca è "silverskin": si tratta del nome dato a una materia di scarto generata nel processo di tostatura. Una specie di copertura del chicco di caffè, che può arrivare a costituire anche il 2 % del suo peso totale. In Italia se ne producono circa 7,5 tonnellate. Una quantità notevole: da qui l’idea di riutilizzare gli scarti, in perfetta sintonia con i principi dell’economia circolare.
All’interno di questa ricerca il ruolo dell’Eurac è quello di valutare gli impatti energetici, in particolare in termini di emissioni di CO2, di una possibile rielaborazione industriale degli scarti. I ricercatori valuteranno la sostenibilità ambientale di tutto il processo, dalla raccolta del silverskin fino alla trasformazione in carta o cosmetici e alla distribuzione e vendita. Includendo il trasporto fino alle industrie cartiere e il processo di estrazione delle molecole utili. Se tutte queste fasi si riveleranno sostenibili dal punto di vista ambientale, questa nuova tecnologia verrà presto implementata e diffusa. Il silverskin potrebbe essere usato come additivo nella produzione di carta e incluso in prodotti per la cura della pelle nel settore cosmetico.
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