Due amori. Storia di Renato Casarotto

di Lorenzo Caoduro

Pronti, via. Il Trento Film Festival viene inaugurato, nel Teatro Olimpico di Vicenza, con una prima d'eccezione: uno spettacolo dedicato a Renato Casarotto, alpinista che tra gli anni '70 e '80 si è reso protagonista di vere e proprie imprese considerate leggendarie e quasi tutte irripetute.
 
Il presidente del Festival Roberto De Martin accoglie il pubblico proprio con le parole dell'alpinista vicentino, simbolo del lavoro del club alpino e del festival stesso: “Il mio zaino non è carico solo dei materiali e di viveri, dentro ci sono la mia educazione, i miei affetti, i miei ricordi, il mio carattere, la mia solitudine. In montagna non porto solo il meglio di me stesso, ma porto tutto me stesso nel bene e nel male”. Inoltre De Martin omaggia l'alpinista vicentino, morto trentanni fa per una caduta in un crepaccio sul K2, ricordandolo attraverso le parole di Gianni Calcagno, uno dei primi soccorritori: “… Sul K2 le nuvole giocavano a rincorrersi tra le torri, c'era una stella più grande che andava a formare un alone strano e luminescente; l'alone si era ingradito e mano a mano era diventato un brillante come e più della stella. In quel momento Renato aveva cessato di vivere”.
 
Lo spettacolo ha messo in scena le esperienze di Casarotto, affidandole ai monologhi di Massimo Nicoli e alla testimonianza di Massimo Marinoni (amico di Renato e giornalista rai valdostano). Il ricordo dello scalatore vicentino, non intriso di mera retorica, è arricchito dalla musica in sottofondo, dai silenzi e soprattutto dalle parole, le quali regnano incontrastate.
I fatti e gli episodi, alcuni sconosciuti, si susseguono in modo serrato conducendo lo spettatore attraverso le montagne più belle e difficili della terra, come ad esempio l'impresa sul Monte Bianco o la Ridge of No Return sul Monte Mckinley, con la sola forza dei pensieri e della storia d'amore tra Renato e la moglie Goretta Traverso, prima donna a raggiungere quota 8000. Un percorso quindi che si snoda tra i due grandi amori che hanno sempre spinto quest'uomo oltre il limite universale, quello per la propria compagna e quello per le montagne.
 
Il palcoscenico dell'Olimpico risulta essere teatro e culla perfetta nella descrizione di questo grande dramma: i picchi montani calcati da Casarotto, fondendosi con la vetta artistica raggiunta dal Palladio nella progettazione di questo gioiello architettonico (primo teatro coperto in Italia e oggi utilizzato per le rappresentazioni classiche), danno vita ad un risultato affascinante e armonioso, acuito dal contrasto che intercorre tra i due diversi mondi.