Disoccupazione giovanile al 25% in Trentino

E' stato presentato martedì il rapporto sull'occupazione nella provincia di Trento e quello che ne è emerso è una situazione non certo rosea anche se, in territorio trentino, ce la si cava meglio che nel resto d'Italia. In un panorama locale in cui il tasso di disoccupazione cresce dell' 1,6% dal 2011 al 2012, i più penalizzati sembrano sempre essere i giovani che raggiungono livelli record. In termini percentuali il 20,5% dei ragazzi nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni risultano disoccupati, dato favorevole solamente se confrontato con il 35,3% calcolato su base nazionale. Lo stesso malessere si riscontra andando a guardare i dati relativi alla domanda di lavoro per la fascia d'età 15-34, pare infatti che nel 2012, rispetto al 2011, si abbia avuto un calo di 3700 domande di lavoro, segnando così un decremento del 5,6%. A peggiorare la situazione contribuisce il dato che riguarda le tipologie di contratti di lavoro che sono stati stipulati: il 92% dei rapporti lavorativi instaurati è stato a termine, sintomo che anche i fortunati che sono riusciti a trovare un lavoro non godono di sicurezza e stabilità. Il tutto si riversa anche sui Centri d'Impiego che vedono nel 2012 un aumento di più di 40.000 iscritti di cui 9.500 under 30 (il 12.2% in più rispetto all'anno precedente).

Nel rapporto non si prendono in esame solamente i dati riguardanti il 2012, si analizza anche il primo semestre del 2013, ma sfortunatamente non si vedono segni di cambio di tendenza.Quanto emerge è infatti che il tasso di disoccupazione giovanile si attesta intorno al 25%, valore di difficile interpretazione poiché è ottenuto facendo la media tra la percentuale calcolata a marzo e quella calcolata a giugno, la prima, che aveva molto spaventato, era del 31,4%, la seconda, più rassicurante, era del 17.9%.

Nel rapporto si può chiaramente leggere che “Questo negativo stato di cose è ulteriormente esacerbato da un sistema di protezione sociale di stampo fortemente categoriale e che non ha tenuto il passo dei cambiamenti intervenuti nella regolazione del mercato del lavoro. La maggior parte dei giovani di oggi si è trovata non solo ad essere assunta con contratti d'impiego a termine ma anche a possedere assai ridotte, per non dire nulle, possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione […]. A tutto ciò si deve aggiungere che le generazioni di oggi hanno meno opportunità, rispetto alle generazioni passate, di giungere o di permanere nelle classi medie e superiori e, […] non di rado, sono costretti ad esperire, anche quando sono in possesso di titoli di studio elevati, percorsi di mobilità discendenti.”

Quanto emerge dal rapporto è quindi una visione per niente incoraggiante in cui ci viene chiaramente detto che le nostre possibilità di trovare lavoro sono molto basse, quelle di sfruttare i nostri titoli di studio ottenuti dopo 18 anni a studiare sono praticamente nulle, di avere una contratto indeterminato non se ne parla e ci viene assicurato che non avremo alcun aiuto statale. Possiamo sperare che mamma e papà mantengano il loro stipendio/pensione e siano così gentili da condividerlo con noi oppure sperare di essere in un briciolo di fortuna perché, come diceva Morandi “uno su mille ce la fa”.

(di Jessica Cologna)