Democrazia Diretta: Unica soluzione?

di Massimiliano Beghini

Venerdì, nella facoltà di Giurisprudenza si è tenuto l’incontro “La qualità della democrazia: rappresentativa, diretta, partecipativa?”. L’analisi era intenta ad analizzare il disagio dei cittadini nei confronti delle istituzioni rappresentative.

Ospiti onorevoli sono stati preceduti dal professor Gianfranco Pasquino, professore Emerito di Scienza politica all’Università di Bologna, allievo di Norberto Bobbio e di Giovanni Sartori.

Gli altri ospiti sono stati Tania Groppi dell’Università di Siena e Raffaele Bifulco, della LUISS con Roberto Toniatti come moderatore. Sarebbe stata prevista anche la partecipazione dell’Onorevole Riccardo Fraccaro, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta.

L’assenza del Ministro, dovuta alla necessità di mediazione con il Parlamento riguardo alla manovra finanziaria, è stata in parte colmata con un video messaggio, ringraziando per il confronto ed esprimendo la volontà di una modifica costituzionale per l’aggiunta del referendum propositivo, per implementare la democrazia diretta.

Il professor Toniatti apre la riflessione con l’analisi della avversione nei confronti delle democrazie anche in paesi in cui questa è consolidata. Ogni paese ha la sua sfumatura differente nel disagio che percepisce. I cittadini non si sentono sufficientemente rappresentati negli organi, perciò si cercano modelli differenti di democrazia.

Il professore Pasquino descrive l’idea originaria della democrazia diretta, quella della città di Atene, ma che nel contesto dei giorni nostri non sarebbe applicabile, in quanto i cittadini decidevano su materie semplici, dal valore quotidiano. Da tenere conto la mancanza di partecipazione delle donne e della schiavitù. La forma rappresentativa nasce nella grande repubblica successiva, con i tribuni del popolo.

Nella confederazione svizzera, esempio classico di democrazia diretta, si può notare il basso grado di partecipazione della popolazione e la impossibilità nella riproduzione di questo sistema, per la mancanza della formazione della cittadinanza e per il carattere locale delle decisioni.

La rappresentanza perciò oggi appare necessaria, ma deve essere migliorata. Il vincolo di mandato che può sembrare una garanzia si è rivelato spesso controproducente, in quanto l’esclusione di rappresentanti competenti diminuisce la qualità della direzione politica e non contempla la “punizione” per i cattivi governanti alle elezioni.

Il miglioramento avviene quando, soprattutto nei collegi uninominali, il candidato è rappresentante del collegio e non personale. La gerarchia a cui il rappresentante deve tenere in osservanza sono il collegio, il partito e infine coscienza e scienza. Questo in base al pensiero di Edmund Bruke.

Oggi i problemi di funzionamento delle democrazie, non la crisi della democrazia stessa ma nella democrazia. Il grado di accettazione delle democrazie, per l’eurobarometro, è alto, pure in quelle affette da cannibalismo interno, in quanto si verifica in modo ampio che non c’è alternativa.

L’intervento della professoressa Groppi evidenzia che l’erosione si verifica in quanto si presume che esistono altri sistemi politici che si sono sviluppati economicamente da apparire come alternative, e si procede tramite un sistema di corrosione interna, modificando pian piano l’assetto giuridico e legislativo, che individualmente non comporta modifiche pericolose, ma nel complesso figurano in modo estremamente degenerativo.

Tutti questi cambiamenti avvengono in quanto il popolo manifesta tramite l’opinione pubblica una crescente sfiducia e abbandono.

Dal 1989 si è diffuso il capitalismo globale, piuttosto che la diffusione delle democrazie liberali, e ha comportato nel 2006 ad una sfiducia a livello globale.

Sono necessari dei cambiamenti nella regolamentazione del lavoro globale, del capitalismo globale e del mercato, la creazione di una concorrenza globale equa e maggiormente rappresentativa.

L’inizio avviene con il rafforzamento delle democrazie democratiche e dalla democrazia dei partiti. La democrazia diretta è avversa al pluralismo, perché assente di mediazione e dibattito.

Sono necessari maggiori luoghi fischi per il dibattito, non è sufficiente la rete. Necessario pure il capitale sociale, la cui mancanza tramuta la democrazia in oligarchia, e politiche educative per l’empatia e il dialogo.

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