D’amore di morte e di altre sciocchezze #02

di Lucia Mora

 

Bentornati a “D’amore di morte e di altre sciocchezze”, la migliore rubrica musicale della pandemia. Forse perché l’unica.

Infatti, quasi tutti – a volte giustamente, a volte esagerando – preferiscono leggere esclusivamente notizie e articoli riguardanti la situazione attuale, a discapito di tutto il resto dello scibile umano. Ed è un peccato, perché chi crede che la Musica (ma diciamo pure l’Arte in generale) non sia una priorità in questo momento storico, sbaglia. La sola esistenza di pratiche come la Musicoterapia dovrebbe ricordare le potenzialità e i benefici di quest’arte, da sempre veicolo di emozioni catartiche.

Appurato quindi che la Musica fa bene (anche e soprattutto in questa quarantena), andiamo a scoprire una collaborazione che non vi lascerà indifferenti.

Nel 2000, alcuni pianeti devono per forza essersi allineati, fino a creare una qualche congiunzione astrale perfetta che ha illuminato e graziato qualcuno sulla Terra. Sorprendente – e vagamente vergognoso – il silenzio di Paolo Fox a riguardo.

Certo, la storia è più facile da raccontare, se consideriamo che il “qualcuno” in questione porta il nome di Eric Clapton. “Vabbè, grazie, è facile fare miracoli se sei Clapton”, direte voi. E avrete assolutamente ragione. Capita però anche agli dèi di sorprendersi da soli, a volte; a Clapton è capitato proprio nel 2000, quando il suo Genio interiore gli ha intimato di alzare la cornetta e di fare una telefonata a un altro suo concittadino dell’Olimpo: B.B. King.

Ma facciamo un passo indietro, e cerchiamo di capire meglio con chi abbiamo a che fare.

 

Eric Clapton. Tra i migliori (il migliore?) chitarristi rock e blues. Cresciuto sotto l’ala di John Mayall, il “nonno del Blues britannico”. Membro degli Yardbirds (mai sentiti? Forse ne conoscete i “figli”, quegli scapestrati dei Led Zeppelin). Fondatore dei Cream, dei Derek and the Dominos (se non avete mai ascoltato “Layla”, oltre a chiedervi che cosa avete fatto della vostra vita finora dovete anche rimediare immediatamente). Amico di Frank Zappa, George Harrison, Pete Townshend, Mark Knopfler, Elton John… Insomma, uno qualunque, lo avete capito.

B.B. King. … Ah, serve veramente scrivere qualcosa? Se volete saperne di più, andate a chiedere a chi gli ha assegnato il Grammy per quattordici (14) volte.

 

Che cosa possono fare due menti del genere insieme? Assoli fantastici, prove stilistiche memorabili, certamente… Ma la domanda rimane in parte sospesa. L’album Riding with the King non contiene infatti brani inediti: è, sostanzialmente, un terreno fertile di brani talvolta di Clapton, talvolta di King (o di terzi, come John Hiatt) che si presta a nuove e diverse interpretazioni.

Il brano forse più emblematico è Worried Life Blues: l’esempio perfetto di come due Maestri del Blues possano plasmare la materia a loro piacimento.

Non vogliamo anticipare altri dettagli sulle singole tracce: a voi il piacere della scoperta. D’altronde, se quanto scritto finora non vi convince a premere play

Buon ascolto, buon Blues!