Una vita da dottorando #6

Concludiamo il ciclo di interviste ai dottorandi di Unitn con una testimonianza dal CIBIO.

di Martina Bartocci

Siamo giunti all’ultima intervista della nostra rubrica “Una vita da dottorando”. Questo progetto di SanbaRadio è nato con l’obiettivo di far conoscere meglio il percorso del dottorato di ricerca, al fine di orientare tutti gli studenti che possano esservi interessati.

Per la nostra chiacchierata conclusiva siamo entrati virtualmente nel dipartimento del CIBIO e abbiamo incontrato la Dott.ssa Ilaria Brentari, alla quale abbiamo chiesto di compilare il seguente questionario:

Nome: Ilaria

Cognome: Brentari

Ambito di studio: Biomolecular Sciences

Anno di dottorato che sta frequentando: Primo

1) Qual è stato il suo percorso di studi? Riassuma brevemente la propria esperienza personale, ci spieghi come mai ha scelto questo corso di laurea e cosa la affascina di più delle proprie materie di indirizzo.

Fin da piccola mi sono sempre piaciuti i telefilm polizieschi, dove gli investigatori della scientifica arrestavano il colpevole grazie a prove ‘invisibili’, come DNA e impronte digitali. Per questo, dopo la scuola media mi sono iscritta senza esitazione al liceo scientifico. Durante questo percorso la mia passione per le scienze è andata sempre più a consolidarsi, grazie anche ad una fantastica professoressa che è stata in grado di trasmettere la sua passione per la biologia a noi studenti. Dopo la maturità, inizialmente volevo iscrivermi alla facoltà di Medicina e Chirurgia, ma poi mi sono resa conto che avrei preferito contribuire alla ricerca. Ho capito che sarebbe stato quindi necessario frequentare un Corso di Laurea più sperimentale, dove effettivamente si potesse imparare a porre certi quesiti biologici e a rispondere tramite esperimenti. A tal fine, mi sono iscritta prima al corso triennale di Scienze e Tecnologie biomolecolari a Trento e poi alla magistrale. Mi sono laureata al corso magistrale all’Università di Trento, benché io abbia frequentato in questa città solo un semestre dei quattro previsti dal corso. Gli altri tre li ho passati in Erasmus e all’estero per il tirocinio formativo di tesi. L’esperienza all’estero è stata indimenticabile, sia da un punto di vista formativo/professionale che personale. Dopo 4 anni all’estero sono ritornata a Trento per il dottorato, dove ora finalmente lavoro sulle malattie neurodegenerative.

2) Cosa l’ha spinta ad intraprendere il percorso del dottorato di ricerca? Sta conseguendo il dottorato per avere un bagaglio formativo ulteriore (che possa risultare utile in ambito lavorativo) oppure ha come obiettivo futuro quello di dedicarsi alla docenza universitaria?

Inizialmente ero indecisa, però dopo l’esperienza all’estero ho visto quanto potesse essere importante acquisire un dottorato: sia per via del maggior bagaglio formativo che si acquisisce durante questi tre anni (spesso necessari per una carriera scientifica in aziende specializzate), sia a livello personale per via del percorso di crescita che si intraprende. Non escludo in futuro di dedicarmi alla docenza universitaria.

3) Cosa fa concretamente un dottorando? Quali sono le principali attività che è chiamato a svolgere all’interno dell’università? Ci sono esami da sostenere periodicamente?

Principalmente un dottorando si occupa di ricerca, nel mio caso di ricerca nel campo biomedico. Inoltre il dottorando fa parte, di solito, di una scuola di dottorato, per cui è anche tenuto a seguire dei corsi di potenziamento e vari seminari, collezionando crediti formativi necessari per poter discutere la tesi finale. Come ultima cosa spesso il dottorando si occupa anche della formazione di studenti e studentesse dei corsi di laurea triennale e magistrale, aiutandoli a sviluppare il progetto di tesi con cui poi si laureeranno.

4) Descriva, a suo personale giudizio, un aspetto positivo e un aspetto negativo del dottorato di ricerca.

Un aspetto certamente positivo del dottorato è quello di incontrare tante persone gentili e competenti, con cui si creano importanti legami professionali non soltanto professionali ma spesso (siccome siamo a contatto per la maggior parte della giornata) anche affettivi. Con alcuni di loro si condivide la frenetica vita da dottorando, con tutte le gioie e le difficoltà del percorso e questo certamente è un ingrediente importante per creare nuove amicizie profonde. 

Uno degli aspetti più negativi, secondo il mio parere, è la strana posizione del dottorando a livello previdenziale. Il dottorato è una borsa di studio, regolamentata a livello legislativo molti anni fa, e non è un vero contratto tra datore di lavoro e dipendente. Sarebbe bello venir riconosciuti come lavoratori, con un contratto stabile e giusto. La situazione comunque sta migliorando poiché circa tre anni fa, è stato alzato il compenso lordo annuo della borsa di dottorato.

 

Ringraziamo la Dott.ssa Ilaria Brentari alla quale porgiamo i migliori auguri per la sua carriera accademica!

Vi aspettiamo per un ultimo articolo conclusivo di questa rubrica, un piccolo corollario per riflettere su quanto raccontato dai nostri dottorandi!

P.S: Le altre interviste della nostra rubrica sono disponibili ai seguenti link:

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-1

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-2

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-3

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-4

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-5