Una vita da dottorando #4

Prosegue il ciclo di interviste ai dottorandi di Unitn, per capire cos'è esattamente un dottorato di ricerca.

di Martina Bartocci

Siamo giunti al quarto appuntamento della nostra rubrica “Una vita da dottorando”. Per chi non conoscesse questo nuovo progetto di SanbaRadio, si tratta di un ciclo di interviste ai dottorandi di Unitn: obiettivo di tale approfondimento è quello di far conoscere meglio il percorso accademico post lauream, al fine di orientare tutti gli studenti che possano esservi interessati.

Oggi entriamo nel dipartimento di Lettere e filosofia e incontriamo la Dott.ssa Francesca Fidelibus, la quale ha gentilmente risposto alle nostre domande illustrandoci la sua esperienza in ambito accademico.

Nome: Francesca

Cognome: Fidelibus

Ambito di studio: Filosofia

Anno di dottorato che sta frequentando: Secondo

Avendo sempre amato le materie storico-letterarie, ho scelto di frequentare il Liceo Classico. Grazie alle lezioni appassionate e appassionanti di un’insegnante, mi sono innamorata della filosofia tanto da scegliere di studiarla anche all’Università.

Mi sono iscritta al corso di studio di filosofia dell’Università di Bologna, convinta dai colori della città e dalle borse di studio, grazie alle quali ho potuto studiare e conseguire sia la Laurea Triennale che la Laurea Magistrale.

I corsi all’Università mi hanno subito affascinata, facendomi scoprire la flessibilità della filosofia capace di applicarsi agli ambiti più diversi: dalla matematica alla biologia, dalla medicina alla politica. Inizialmente, la curiosità per l’applicazione della filosofia ai settori scientifici mi ha spinta a integrare i miei studi con materie che non erano parte del mio bagaglio formativo: la logica, la matematica e la fisica. Per la Laurea Triennale mi sono così dedicata ad una tesi sull’applicazione computazionale del linguaggio logico-simbolico e del formalismo matematico.

Il mio interesse principale era però un altro: la filosofia del diritto e la filosofia morale. I miei studi si sono, infatti, sempre rivolti al rapporto tra politica e morale, diritto e religione tanto da farne il perno della mia Tesi Magistrale prima e del mio progetto di Dottorato poi. In particolare, le lezioni di un professore seguite a Bologna mi hanno affascinata tanto da spingermi allo studio di Giambattista Vico. A quest’autore ho dedicato la mia Tesi Magistrale e sto dedicando il mio Progetto di Dottorato.

All’Università, in parallelo ai corsi che seguivo e agli esami che sostenevo, ho fondato con altri colleghi un Gruppo di Ricerca, la cui attività continua ancora oggi. Grazie anche all’esperienza con il mio Gruppo di Ricerca, ho deciso di provare ad entrare in un Dottorato sebbene non avessi particolari aspettative. L’obiettivo non scontato è ancora oggi quello di tentare la carriera universitaria. Dopo la Tesi Magistrale ho, così, inviato diverse domande nelle Università italiane riuscendo ad entrare a Trento.

Nel corso dei tre anni di Dottorato a Trento ci viene richiesto di seguire conferenze, seminari e lezioni non solo come uditori, ma anche come relatori per dare conto dello stato della nostra ricerca. Questo tipo di attività sostituisce l’esame di passaggio d’anno. A ciò si aggiungono le conferenze esterne a cui partecipare e le pubblicazioni di articoli. I nostri laboratori, in questo senso, sono prevalentemente le biblioteche e gli archivi, essenziali per la stesura della tesi finale.

In generale, dopo due anni di dottorato, mi sono resa conto – anche per il moltiplicarsi delle lezioni online con il covid – che il tempo dedicato effettivamente alla propria ricerca è davvero poco. Ci si ritrova, senza volerlo, con poco tempo disponibile per poter dare forma al proprio progetto. Questo è uno degli aspetti negativi del dottorato a cui si aggiunge l’assenza di una garanzia futura. Per la maggior parte, infatti, il dottorato si presenta come una parentesi di tre anni che non lascia sbocchi e non ha molto peso fuori dall’accademia. Il senso comune non ha idea di cosa faccia o chi sia un/a dottorando/a, il mondo del lavoro ne fa a meno, i finanziamenti per la ricerca sono pochi e le Università replicano il divario consistente tra numero di dottorandi e assegni disponibili a fine dottorato. E il quadro peggiora per le donne.

Tratti negativi che, a fatica, vengono bilanciati da elementi positivi. A metà strada tra studenti e ricercatori infatti, noi dottorandi abbiamo un privilegio formativo che non tutti hanno, accompagnato dall’opportunità di affacciarsi al mondo accademico e di dialogare con studiosi, specialisti e colleghi del nostro ambito, usufruendo nella maggior parte dei casi di borse di studio.  

 

Ringraziamo la Dott.ssa Francesca Fidelibus, alla quale porgiamo i migliori auguri per la sua carriera accademica!

Vi aspettiamo numerosi al prossimo appuntamento, per fare quattro chiacchiere con un altro dottorando. 

P.S: Le prime tre interviste della nostra rubrica sono disponibili ai seguenti link:

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-1

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-2

https://www.sanbaradio.it/content/una-vita-da-dottorando-3