Mens sana in corpore sano: lo sport al servizio della malattia

La campagna #acasaproteggi, lanciata dal progetto “Atleti al tuo fianco”, ci invita a rimanere a casa in questo periodo difficile per preservare i malati oncologici.

di Martina Bartocci

Il progetto “Atleti al tuo fianco” è un programma patrocinato dall’associazione Arenbì Onlus, a cura del dottor Alberto Tagliapietra, medico chirurgo con diploma d’alta formazione in psico-oncologia. L’obiettivo è quello di avvicinare atleti e malati oncologici, al fine di confrontarsi sul tema delle sfide e degli avversari difficili. Il segno di chi partecipa ad “Atleti al tuo fianco” è un’immagine con le mani che si stringono e un volto che sorride, a simboleggiare che la vicinanza emotiva è alla base di qualsiasi terapia.

Per sapere qualcosa in più su questa fantastica iniziativa, abbiamo intervistato il responsabile del progetto.

Buongiorno Dottor Tagliapietra, Lei è responsabile del progetto “Atleti al tuo fianco”, un programma di sensibilizzazione oncologica. Ci può spiegare come è nata l’idea di porre lo sport a supporto dei malati di cancro?

Tutti desideriamo aiutare chi sta combattendo un tumore, ma è utile conoscere e capire cosa si viva affrontandolo. Attraverso metafore intervistiamo campioni, ponendo sport e lotta contro il cancro su un piano di confronto: avversari difficili da battere, sfide vinte che parevano perse sono esempi di come il tema possa essere raccontato da sportivi, medici e pazienti. Le interviste, distribuite gratuitamente in ospedali e centri sportivi, offrono una nuova chiave di lettura delle emozioni di chi combatte contro il cancro, per capire e aiutare.

Di fronte all’avanzare del Coronavirus, avete deciso di creare la campagna #acasaproteggi, sostenuta da diversi enti ed atleti. Quali sarebbero le conseguenze del virus sui malati oncologici e quanto è importante evitare che questi ne siano colpiti?

Ogni persona che si trovi ad affrontare una malattia grave come un tumore ha maggiori probabilità non di contrarre il coronavirus ma, in caso di contagio, di sviluppare gravi complicanze. La carenza di difese immunitarie, dovuta a malattia e terapia, è tra le principali cause che aumentano la probabilità di sviluppare polmonite interstiziale bilaterale, quadro che aggravandosi richiede ricovero in terapia intensiva. Proteggere chi è ammalato di cancro è un doveroso atto di tutela verso i pazienti stessi e un aiuto al sistema sanitario.

I Suoi pazienti, in questo periodo, cosa Le dicono? Il cancro fa ancora più paura in un momento così incerto? Cosa consiglia a chi è molto spaventato?

Generalizzare in oncologia è sempre un errore, perché ogni persona vive emozioni uniche, ma è molto diffuso il timore di trovarsi contagiati. La paura maggiore è di dover fare una scelta fra il rischio di recarsi in ospedale per le cure e la momentanea sospensione di terapie, con possibilità di avanzamento della malattia. Consiglio di parlare apertamente delle proprie emozioni e paure con i familiari e di fare unicamente riferimento al proprio oncologo per il piano da attuare ad ogni singola persona, sulla base della propria storia clinica.

 

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