Le aule studio di Trento: un piccolo vademecum

di Giulia Nicoletti

Ottobre è ormai un ricordo lontano. Novembre ha portato con sé, oltre alla pioggia scrosciante, la senzazione che l'inverno stia arrivando. Le casette dei mercatini hanno già iniziato ad affollare Piazza Fiera e, assieme alla neve che imbianca la Paganella, ricordano che dicembre e la sessione non sono poi così lontani. Chi frequenta una facoltà scientifica ha con buona probabilità già sostenuto almeno una delle tante provette della sua carriera accademica, e si è quindi trovato più volte a trascorrere la serata in biblioteca. Ma c'è anche chi comincia a studiare seriamente solo ora, maledicendo il fatto che anche questa volta, come sempre, si è preso tardi. Qualsiasi sia la tua situazione, le aule studio a Trento non mancano, e ognuna ha qualcosa da offrire. 

Lettere

Per tutti nota come la "tazza", ogni anno si aggiudica a mani basse il titolo di aula studio più fredda dell'ateneo. Chi la frequenta spesso ha imparato a fare i conti con il rumore e la poca luce a disposizione, ma certo non può rimanere impassibile di fronte al vento gelido (sì, vento) che esce dalle bocchette del pavimento, investendo in pieno il malcapitato che ha trovato posto nelle vicinanze. La proposta di molti studenti sarebbe quella di chiudere la tazza costruendo un soffitto, magari una cupola in vetro, giusto per rimanere in linea con lo stile dell'edificio. Immaginatevi il risultato: una palla di Natale con la neve a grandezza naturale. Un po' pacchiano forse, ma sempre meno delle luci natalizie che da qualche anno a questa parte vengono proiettate sul Duomo.

Economia

Bianca e asettica come una sala operatoria, l'aula studio di economia risulta quasi elegante nella sua freddezza. La disposizione dei tavoli è piuttosto discutibile, ma chi cerca la massima concentrazione non può che esser felice dei posti che danno direttamente sulla parete. Un po' come quando all'asilo la maestra ti metteva in castigo con la faccia contro il muro, con l'unica differenza che in questo caso il castigo ce lo si infligge da soli. Un grande difetto è la capienza dell'aula, che è piuttosto penosa, ma a peggiorare le cose ci si mettono anche quei fenomeni che arrivano alle 8 di mattina e posano un libro, per poi farsi vedere rigorosamente dopo le 11. Da quanche anno l'aula studio di economia, faro per gli universitari notturni, rimane aperta fino alle due di notte. C'è da chiedersi se chi studia così a lungo sia mosso dalla pura disperazione pre esami o più verosimilmente si faccia di droghe pesanti.  

Sociologia

Scendendo qualche metro sottoterra si trova lei, l'aula archeologica, la salvezza di molti studenti poco mattinieri. Durante la sessione è l'unica aula studio che si riempie solo dopo le 10 (provare per credere), e forse un motivo c'è. Il silenzio che vi regna è assoluto, ma la rilassatezza delle persone che la frequentano è tale che quando squilla la suoneria di un cellulare o qualcuno spara un video di youtube a tutto volume – e succede spesso – nessuno pare turbato, ma anzi, parte quasi l'applauso. Pensare di studiare comodamente in aula archeologica è un'illusione: lo spazio sui tavoli è talmente poco che quando tutti e quattro i posti sono occupati, tocca fare un gioco di incastro che neanche durante una partita a Tetris. Spesso però ci si trovano personaggi interessanti: i soggetti migliori sono quelli che, oltre ai libri e alla dispense, sentono il bisogno di potarsi da casa anche una borraccia piena di vin brulé. La magia della sessione. 

Giurisprudenza

Per molti studenti l'aula studio di giursprudenza – pardon, foyer – non è altro che un luogo mitologico. Se ne sente parlare spesso ma nessuno, se non i giuristi, lo hanno mai visto davvero, un po' come il mostro di Lochness o un 30L a Procedura Civile. Si narra che qualche impavido studente che non frequenta "il lato giusto di Via Verdi" abbia ingenuamente tentato di prendere posto nella fossa dei leoni, ma che dopo aver tirato fuori dallo zaino il suo manuale di appena 300 pagine sia stato gentilmente scorato alla porta. Da quel momento sono state perse le sue tracce.

Cla

Chi vive a Trento da abbastanza tempo non si è ancora abituato al cambio di nome, e al nuovo appellativo di "Cla" preferisce quello vecchio: "Cial". L'aula studio di Via Verdi è la casa dei soggetti più disparati, dallo studente diligente alle coppiette che alternano due pagine di libro a venti minuti di effusioni non stop. L'entrata dotata di metal detector, retaggio del luminoso passato da archivio, fa del Cla un unicum in città. Altra sua peculiarità è anche il clima da foresta tropicale che investe chiunque rientri dopo aver fatto pausa all'aria aperta.

Buc

La Buc è la Buc, non c'è nulla da fare. Non a caso ci abbiamo scritto un'intera guida a riguardo (https://www.sanbaradio.it/content/guida-pratica-alla-conquista-del-posto-buc). Anche se si trova in un posto scomodo da raggiungere per chiunque, eccetto i residenti di San Pio X, non passa giorno della sessione che già alle otto meno cinque, ancora prima dell'orario di apertura, una folla di studenti non si accalchi fuori dalle sue porte. Pare che l'ingresso reciti "Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate": è cosa nota, infatti, che allo scoccare dell'ora X abbiano inizio gli Hunger Games, e che a quel punto nessuno guardi più in faccia nessuno. Provare a riservare un posto è vietato per legge, pena la decurtazione della metà dei propri CFU, e arrivare alle 14.35, quando il biglietto segnaposto recita 14.15, rischia di far finire il malcapitato a studiare in sala caffè senza passare dal via.