A Lampedusa sulla rotta dei migranti

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A Lampedusa sulla rotta dei migranti
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Fa parte della serie

di Cristina Degli Agli

I flussi migratori impongono le persone di fronte a grandi interrogativi: “chi sono loro”, perché migrano, da dove vengono, che cosa cercano, ma dall'altro le migrazioni svelano “chi siamo noi”, quali sfide siamo in grado di cogliere e quali risorse e strumenti mettiamo in campo per superarle. 

Ed è proprio questo il punto centrale del progetto On the road. Sulle rotte dei migranti. 

Un progetto unico nel suo genere, frutto della sinergia di 12 enti operanti in regione (Piattaforma delle Resistenze Contemporanee, ARCI Bolzano, Punto Europa, T.A.U.T., Deina Trentino, Fondazione Langer/Teatro Zappa, Kaleidoscopio, Il Gioco degli Specchi, Club Alpbach), con il supporto delle Province autonome di Trento (Incarico speciale per le Politiche giovanili) e Bolzano (Servizio Giovani – Ripartizione Cultura Italiana),  e due scuole scuperiori trentine (Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci e Liceo Musicale Bonporti) che hanno avuto la possibilità di fare un' esperienza unica a Lampedusa, per conoscere più da vicino il fenomeno della migrazione. 

Ai microfoni di Sanbaradio, Nicola Dal Dot e Jacopo Lancerini, rispettivamete della IV E del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci e della IV B del Liceo Musicale Bonporti.

Insieme alle vostre classi avete partecipato al progetto "On the Road. Sulle rotte dei migranti": Il vostro percorso è iniziato a marzo e si concluderà a settembre. Raccontateci le diverse fasi di questo percorso.

J. La prima è stata una fase di preparazione dal punto di vista tecnico per conoscere meglio il fenomeno migratorio. Abbiamo partecipato a diversi incontri  tra i quali quello con Serena Piovesan della Provincia Autonoma di Trento e con il sociologo Paolo Boccagni. Oltre a questi incontri, abbiamo fatto una serie di letture e una serie di discussioni in classe.

Dopo questa parte tecnica siamo andati a Lampedusa, dal 19 al 22 aprile. Abbiamo avuto una serie di incontri con persone che hanno un contatto diretto, con la realtà delle migrazioni, in diversi punti di vista (istituzionale, volontariato, medico). Abbiamo ascoltato la testimonianza diretta di un ragazzo che ha riportato la sua esperienza.

La parte successiva al viaggio sarà proprio la restituzione alla cittadinanza, in realtà anche una rielaborazione di ciò che abbiamo sentito…è stato un viaggio pieno di attività. Prossimamente, ci sarà una discussione in classe e una restituzione alla cittadinanza durante il festival Piattaforme delle Resistenze Contemporanee,  in programma il prossimo settembre a Trento.
 

Proprio sul viaggio mi vorrei soffermare. Dal 19 al 22 aprile siete partiti con destinazione Lampedusa, un luogo simbolo, possiamo definirla come una porta di accesso all'Europa, con delle persone simbolo.

N. Abbiamo avuto un incontro con studenti di un liceo dell'isola che hanno illustrato Lampedusa. Sempre con questi giovani,  abbiamo avuto la possibilità di discutere sulle migrazioni ed interrogarci su come gli abitanti, in particolare i giovani, vivono e pensano questa situazione. 

A Lampedusa c’è un pensiero che accomuna un po’ tutti gli abitanti. Il disastro del 2013 (naufragio del 3 ottobre 2013, ndr) è stato un evento che ha scosso l’intera cittadinanza e vedono il fenomeno della migrazione con un’unica visione. Le persone di Lampedusa hanno dimostrato una fortissima accoglienza sia per noi sia per i migranti. 

Durante il viaggio avete incontrato l'ottico di Lampedusa,…e avete incontrato la Capitaneria.

J. Abbiamo parlato sia con membri della “semplice” cittadinanza, sia con le istituzioni, sia con i volontari. Anche se figure diverse, avevano una visione unitaria sull’accoglienza. Non si sentono degli eroi, si sentono persone che fanno il loro dovere.  Anche a parlarci sono delle persone semplicissime e molto abbordabili. 

In Capitaneria ci hanno spiegato il metodo di accoglienza e i vari progetti dopo il Mare Nostrum. Infatti, si è passati ad un programma europeo Frontex che tratta di andare a 12 miglia nautiche dalle coste libiche per poter prendere già, da quella distanza, i migranti. Diciamo che è stata accorciata la tratta degli scafisti. Ciò ha portato al bisogno di non avere delle navi che riescano a navigare per lungo tempo e ha indotto gli scafisti a riutilizzare gli stessi gommoni, se pur ormai in avaria, per altri sbarchi e, quindi, sono aumentate le morti per naufragio. 

Nel corso del viaggio avete dato vita ad una sorta di Comitato di redazione coordinato dal giornalista free lance Paolo Piffer.

J.  Era una redazione divisa in tre parti: scrittura, fotografia e ripresa video. 

Il gruppo di scrittura ha già prodotto degli articoli usciti sui quotidiani locali.  Sono stati sia articoli di reportage sia articoli di testimonianza, di giudizio/valutazione sull’esperienza. Le fotografie sono servite per gli stessi articoli e per una mostra futura.

Infine, la parte di registrazione sarà sviluppata grazie all’aiuto di alcuni tecnici per creare un documentario che racconti il nostro viaggio a Lampedusa.

Cosa vi ha lasciato questo viaggio?

N. Bellissima esperienza, una gita diversa ma utile per vedere ed approfondire cose attuali. Ringrazio i professori e gli organizzatori per questa esperienza e per i supporti finanziari ricevuti. Un’ esperienza che ha dato molto, ha dato una visione generale su questo problema dei migranti. Ha fatto capire come stano realmente le cose e anche quale sia il vero problema. Tantissime sono le emozioni che abbiamo vissuto incontrando i testimoni.

J. Abbiamo avuto un arricchimento culturale di formazione del nostro essere cittadini e, a differenza del solito viaggio di istruzione, abbiamo avuto un arricchimento umano. 

Ciò che abbiamo conosciuto è stato pesante da un lato però decisamente formativo dall’altro. 

In foto: Japoco (sinistra) e Nicola (destra)