La settimana Tingo vol.4

Vetrina per Marco Giudici, i Car Seat Headrest e una carrellata di singoli.

di Leonardo Tosi

Sarebbe troppo anche per chi scrive questa rubrica mascherare pigrizia e altri guai con il beneficio di uno sguardo e di un ascolto liberi dalle catene della frenesia (“frenesia”!) della pubblicazione settimanale, per cui faremo appello al pudore che ci è rimasto e non useremo questa scusa.
È vero però che tra gli aspetti positivi di questa sottrazione al quotidiano c’è sicuramente l’innegabile possibilità di un esame più attento, di una scrematura preziosa: La settimana Tingo vol.4 vi presenterà quindi il meglio del meglio di quanto uscito in quest’ultimo periodo. Alziamo l’asticella (LOL).

Disclaimer: l’album che avrebbe dovuto essere sulla copertina del volume 4 è Fetch the Bolt Cutters di Fiona Apple, un lavoro dellamadonna accolto cum gaudio da tutta la critica (se vi fidate della critica) nonché la causa principale del mostruoso ritardo di questa rubrica.
Fetch the Bolt Cutters è uno di quei dischi cosiddetti difficili, che devono essere sentiti molte volte prima di essere apprezzati, ma che ad ogni ascolto regalano qualcosa in più. È una bellissima storia di liberazione, con tanta vita dietro. Un giorno proveremo a scriverne più in dettaglio come meriterebbe, intanto magari buttatevi avanti e dategli ben più di una possibilità.
Ciò detto, passiamo ad occuparci di quello che in questo volume effettivamente c’è, e non solo di quello che ci abbiamo messo dentro per preterizione (ok, qui potete smettere di leggere).

A finire in vetrina oggi è Marco Giudici, forse più conosciuto come Halfalib. Il produttore, polistrumentista, bassista per Any Other, veste di nuovo i panni del cantautore, abbandonando però la maschera del proprio moniker per pubblicare il primo lavoro cantato in italiano.
Stupide cose di enorme importanza si inserisce già dal titolo nella tradizione crepuscolare di tutte quelle opere che cercano la risposta alla domanda sul senso nei piccoli momenti del vissuto di ogni giorno. Si apre con un sax, che spiazza chi si aspetta il classico lavoro it-pop ma non chi già conosce il gusto di Giudici, accompagnato da un piano che è la colonna portante dell’album a livello strumentale.
Compare ogni tanto qualche abbellimento, c’è uno studiato utilizzo di rumori statici e ambientali, ma tutto ruota intorno al suono di una tastiera e alla voce dolce di Marco, mentre la sezione ritmica è affidata a una batteria leggera che si eclissa sullo sfondo.

Menzione speciale per i testi, che vivono di vita e musicalità propria: Ma ora so che c'è dell'altro/ Che ha a che fare con sé stessi/ (Col sentirsi sempre a casa/ E con lo stare a proprio agio)/ E col volersi un po' più bene.
L’album è un incontro riuscito tra l’anima jazz e l’indole da singer-songwriter (come dicono gli americani) del suo autore, e vanta, assieme alla collaborazione di Any Other, un cameo di Colapesce.
35 minuti che consigliamo di ascoltare d’un fiato (se proprio volete due titoli: Nei giorni così, Forse è un grazie). 

CONSIGLI PER GLI ASCOLTI

Making a Door Less Open, Car Seat Headrest

Dopo quattro anni da Teens of Denial e ben quattro singoli esce finalmente il nuovo album del progetto di Will Toledo. Il disco marca una svolta verso suoni più elettronici, cercando di discostarsi un po’ dal sound tradizionale della band. MaDLO non sarà forse acclamato come i suoi predecessori, ma ha comunque tanto da offrire (per fare solo due nomi: Martin e There Must Be More Than Blood).

L’abisso, Francesco Bianconi

L’uscita del primo album solista del frontman dei Baustelle è stata posticipata causa vairus, ma intanto dopo Il bene è il momento di un secondo singolo. Voce profonda su pianoforte, arrangiamento orchestrale, L’abisso sembra venire direttamente da Fantasma. Un viaggio sincero all’interno di sé stessi, con le consuete citazioni, che ci catapulta egregiamente nella dimensione dell’attesa per il disco che preannuncia. Il cuore piange nel non sentire irrompere la voce di Rachele Bastreghi, ma bentornato Francesco.

Luna Araba, Colapesce, Dimartino, Consoli

Alla collaborazione rodata tra Colapesce e Dimartino si aggiunge Carmen Consoli, per un nuovo singolo che profuma di fiori d’arancio, Giorgio Poi e Franco Battiato. Sta tutto nei primi trenta secondi: batteria che parte in sordina, riff di chitarra, linea di basso, “I normanni storditi/ Da pozioni africane/ Un inglese in vacanza sta pisciando nel mare”.                              

PDLIF, Bon Iver

Acronimo di Please Don’t Live In Fear, il nuovo singolo di Justin Vernon è un invito alla speranza costruito su una progressione ascendente di tre note di sax, nonché uno dei primi succosi frutti artistici dell’isolamento mondiale. Lo stile è quello dei suoi ultimi lavori: immergetevi in questo abbraccio un po’anomalo, ma sicuramente confortevole.

Santa Barbara, Angelo De Augustine

Brano per abbandonarsi alla malinconia o all’estasi. Con Sufjan Stevens ad occuparsi di chitarra e backing vocals.

Buio di giorno, Frah Quintale

Secondo singolo dopo Contento, superfalsetto e un gradito ritorno agli standard di Regardez Moi.

Canzone per un amico, Venerus ft. MACE

Solite atmosfere dreamy e un po’ sghembe che vanno a comporre, con Bon Iver, la quota quarantena di questo vol. 4: “Forse è normale/ Sentirsi soli in un momento così/ È dura pensare/ Se guardi il soffitto per non guardar dentro te”.