L’ “effetto butterfly” di Strike!2018

Intervista al presidente di giuria Swan Bergman

di Cristina Degli Agli

Il progetto-concorso “Strike!Storie di giovani che cambiano le cose”, nella serata finale del 10 ottobre, ha premiato le storie più significative di giovani che hanno raggiunto il proprio obiettivo arrivando a un loro traguardo e, allo stesso tempo, per essere una fonte di ispirazione per i coetanei.

Nella serata, i giovani protagonisti delle dieci storie finaliste hanno avuto l’onore, dopo aver seguito un corso alla Scuola Holden, di salire sul palco per raccontare il loro strike.  Le storie più emozionanti sono state premiate da una giuria di esperti e dal pubblico.

Ecco l’intervista al regista Swan Bergman, presidente della giuria di esperti.

Cosa ha significato per te essere presidente di giuria di “Strike!Storie di giovani che cambiano le cose”?

E’ stato un onore presiedere la giuria di Strike di quest’anno. Mi sono molto divertito. Ho vissuto questa esperienza sia come presidente di giuria ma anche come fruitore: ho avuto l’onore ed il privilegio di visionare le storie per primo, durante la fase di selezione, ed ho colto subito le storie più interessanti per il mio lavoro.

Io sono un regista produttore ed, in questo momento, sono brand manager di un marchio di accessori, in particolare di sciarpe, luxury.

Indipendentemente dal fatto che sarebbero stati premiati o meno, avrei voluto collaborare. Sto parlando, in particolare di due storie: quella di Michele Purin e quella di Ilaria Baldo.

Michele Purin, direttore della fotografia, ha fatto un lavoro fantastico e professionale. E’ giovanissimo e ci tengo alla creatività giovanile. Ho la consapevolezza che il periodo che va dai 16 ai 25 massimo 30 anni è un “periodo fecondo”: si hanno le migliori idee! Mi son detto, questo ragazzo lo devo conoscere e voglio che collabori con me. Ripeto, non sapevo se sarebbe stato premiato o meno. Stessa cosa per Ilaria Baldo e il suo allevamento di Alpaca alla quale si è dedicata, rinunciando così ad una carriera tradizionale, visto la sua laurea in Matematica. 

Se da un lato, la storia di Michele m interessava per il mio lavoro di regista, la storia di Ilaria mi interessava per il mio altro lavoro (ndr brand manager). L’azienda di accessori ha una forte etica per quanto riguarda la ricerca dei filati. Tanto che, durante la serata di Strike ho invitato il general manager di questo marchio. 

Come detto durante la serata finale, i premi sì, sono importanti, ma quello che più è importante per Strike è dare visibilità a queste storie.

Michele Purin è stato invitato in Svizzera, dove sono adesso, in quanto art director di una società di produzione cinematografica che ha in cantiere due serie pensate per le piattaforme digitali e speriamo di coinvolgerlo in uno dei nostri progetti. Per Ilaria, invece, il giorno successivo alla finale, il general manager ed io (oltre allo staff di Strike) siamo andati a visitare la fattoria. Abbiamo steso un accordo di fornitura di filati pregiati. E’ stato già acquistato un “blocchetto” di lana di alpaca. E’ stata già prodotta la prima sciarpa (che le è stata già recapitata a casa). Oltre alla fornitura, Ilaria e suo marito sanno i testimonial della collezione e saranno i nostro “dealer”-  nel senso che potranno vendere l’accessorio nella loro fattoria.

Questo per me è Strike!.

Quali caratteristiche deve avere un “giovane che cambia le cose” e quali sono, inveve, i tuoi consigli per “futuri striker”.

La caratteristica che devono avere i giovani striker è fare il proprio Rock ‘ n roll! Nel senso che: se uno sta facendo, per sé, la cosa giusta, cioè sta seguendo la propria passione, è giusto che la continui. Non stiamo parlando di risultati di business, nella vita non importano i soldi…stiamo parlando di soddisfazione personale!

Quindi nel caso delle due storie, che ho citato, è proprio la passione che li muove. Perché la cosa più facile, penso ad Ilaria, sarebbe stato continuare il suo lavoro “normale”…il lavoro nel terziario. Mentre lei ama gli animali e con l’avvio della fattoria, ha trovato la sua attività perfetta. Michele, invece, ha la passione per la fotografia, cioè che vuole modellare la luce, nel senso artistico. Questi saranno i loro mestieri, indipendentemente dal fatto se avranno successo o meno.

Strike innesca un “effetto Butterfly”: facendo salire sul palco i giovani protagonisti e arrivando a numerose persone – giuria, pubblico – permette di azionare, in questi ultimi, lo stimolo e l’energia giusti per nuove creatività. 

Viviamo in un periodo molto stimolante e straordinario. Nel passato avere visibilità era molto difficile. Oggi giorno, con i social media (e non solo), abbiamo tutto in mano.

Il consiglio che mi sento di dare è di rendere pubblica, con i mezzi, la propria storia, il proprio percorso, in maniera da vedere anche le reazione dell’audience e aggiustare, se occorre, il “tiro”.

Il pubblico sui canali social, tramite i like/reactions, premia la storia, così come viene fatto a Strike!.

 Nel contest, viene assegnato il premio alla giuria ma, a mio parere, il premio più importante è quello del pubblico.

Importante ed allo stesso tempo essenziale è il percorso, che i giovani finalisti di strike, hanno seguito insieme agli esperti della Scuola Holden. Questi professionisti hanno dato gli strumenti giusti per raccontare la propria storia…la propria passione. E con questo si arriva alla ciliegina sulla torta.

Concludo dicendo che, ho trovato, in tutti i  segmenti del concorso, una perfezione: dal momento della scelta, dello show, la premiazione finale e il follow up successivo che si è innescato al momento della visibilità delle storie.

Sono sicuro che le storie che sono state presentate, indipendentemente dalle due storie che ho scelto – che per me erano e sono delle cose attinenti al mio lavoro, hanno avuto la visibilità e ci saranno sicuramente i risultati. 

Strike! è veramente una grossa opportunità.