Italiani brava gente

Sabato 15 dicembre si svolgerà il primo dei tre incontri organizzati dall'Assemblea contro il razzismo di Rovereto

di Giulia Leccese

Sabato 15 dicembre si svolgerà il primo dei tre incontri organizzati dall'Assemblea contro il razzismo di Rovereto, per saperne di più abbiamo incontrato Federica, una delle partecipanti all’Assemblea, che ci ha spiegato i punti salienti del ricco programma.

Questo ciclo di incontri ha un filo conduttore ben preciso. Da dove nasce l’esigenza di organizzare questa iniziativa?

Il progetto di queste tre serate è stato ideato all’interno di un’assemblea che si svolge ogni giovedì sera dalle 20.30 presso il Circolo Culturale Cabana di Rovereto e che raccoglie una partecipazione abbastanza varia. L’assemblea nasce in risposta al clima pesantissimo che si sta respirando in questo periodo, ponendo particolare attenzione al clima di crescente razzismo e alla mistificazione delle reali cause del disagio economico e sociale che stiamo vivendo.  Al di là delle diverse posizioni politiche e dei punti di vista sul mondo abbiamo sentito il bisogno di discutere apertamente, di trovare dei modi per fare la differenza.

Come si struttureranno i tre incontri?

Il primo, previsto per questo sabato alle ore 17 presso il Circolo Culturale Cabana, è intitolato Le radici coloniali e patriarcali del razzismo e vedrà l’intervento di Nicoletta Poidimani, autrice del libro Difendere la “razza”: identità razziale e politiche sessuali nel progetto imperiale di Mussolini.

Si parlerà del nostro grande rimosso, ovvero dell’Italia come Paese con un passato (e un presente) sessista e colonialista.

Spesso, infatti, si tende ad associare la politica coloniale alla cultura e storia fasciste, ma non è esattamente così: il fenomeno del colonialismo non nasce certo con Mussolini e il razzismo permea le politiche italiane da ben prima del fascismo, arrivando fino a noi.

Il secondo incontro si terrà il 17 gennaio 2019 e parlerà della detenzione amministrativa negli ultimi 20 anni e del decreto sicurezza, sarà condotto Davide Cadeddu, autore de CIE e complicità delle organizzazioni umanitarie. Lo scopo di questa seconda tappa è quello di fare notare come businness dell'accoglienza, politiche di dis-integrazione e negazione di un aiuto reale a popoli in fuga non siano un fenomeno recente, ma effetto ora tragicamente evidente di un percorso le cui tappe sono state tracciate negli anni da governi di colori diversi.

Il 20 febbraio, invece, si concluderà il ciclo di conferenze con l’ultimo intervento a cura di Pietro Basso, Professore di Sociologia generale presso l’Università di Venezia, che ci spiegherà le cause di fondo delle migrazioni internazionali e il razzismo di Stato. Attraverso un’analisi dell’ultimo flusso migratorio cercheremo di dare risposta ad alcune pressanti domande: da dove vengono i migranti che sbarcano in Italia e da cosa scappano?

È importante parlarne ed interrogarsi perché siamo tutti consapevoli di quanto sia immensa la disinformazione su questo particolare argomento e di come oggi siano principalmente gli slogan a parlare, al posto di una conoscenza concreta e profonda del fenomeno.

Qual è, dunque, l’obiettivo principale di questo progetto?

Conoscere meglio la storia e illuminare la complessità delle tragedie umane e sociali che stiamo vivendo, cerchiamo di capire com’è stato possibile arrivare fino a questo punto? Come fare ad opporsi?

Il progetto nasce quindi con un doppio intento: autoformazione dell’assemblea e l’apertura della nostra realtà verso gli altri. Al termine degli incontri, infatti, si aprirà sempre un momento di dibattito, durante il quale ognuno potrà portare il suo pensiero.

Siamo consci che non basta la consapevolezza a cambiare o a migliorare le cose, ma riteniamo che essa costituisca senz’altro un possibile punto di partenza.

Dunque, è necessario conoscere e comprendere il nostro passato, soprattutto per riconoscere che se la storia è cambiata, o se semplicemente sono stati fatti dei tentativi per cambiarla, come nel caso dell’abolizione delle leggi razziali, non è di certo stato per la saggezza dei governanti ma perché le persone hanno agito in modo da mettere in atto un cambiamento. Non è stando a guardare che possiamo avere la speranza di fare la differenza, ma impegnandoci tutti in prima persona.

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