Il ritorno di Anansi, che voleva fare l’astronauta

Il nuovo Ep dell'artista trentino contiene 4 nuovi brani

Dopo le collaborazioni di questi anni con Coez, Ghemon, Frah Quintale, Frankie Hi-NRG e Roy Paci, Anansi è pronto a tornare con il suo nuovo progetto discografico “Volevo Fare l’Astronauta: Parte 1”, su tutte le piattaforme digitali a partire da venerdì 26 giugno.

Tra it-pop e sonorità pop-soul, l'artista trentino racconta i trentenni di oggi, la vita nelle città metropolitane, le difficoltà e le soddisfazioni della vita quotidiana e l’amore, quello universale. Un nuovo percorso musicale che si snoda in 4 brani inediti scritti, interpretati e prodotti dallo stesso Anansi che si lascia ispirare anche da suoni internazionali.

Ad aprire l’EP è infatti “Mamma e Anna”: una canzone scritta di getto in un pomeriggio estivo, liberamente ispirata a “Mama’s Got a Girlfriend Now” di Ben Harper, racconta il carattere universale dell’amore, a prescindere dalle etichette e dal genere, più forte di qualsiasi chiacchiericcio e frase fatta, perché l’amore visto con gli occhi di un bambino non può che essere limpido e libero da qualsiasi preconcetto: “ora mamma c’ha una compagna che la rispetta, una donna che la cura e l’ama più di papà”. 

La Gente” invece rappresenta una libera riflessione sulla nostra generazione, di cui lo stesso Anansi fa parte, da sempre stretta in un perenne limbo dalla costante sensazione di incompiutezza e, molto spesso, mancanza di coerenza: “vorremmo champagne ma beviamo birrette, amiamo l’umanità ma odiamo la gente”. “Country Boy”, scritta a Milano dopo una notte particolare, parla della diversità di approccio, realtà, vita, priorità e prospettive della “gente di città” e della “gente di provincia”, una riflessione su come la semplicità possa essere la risorsa più importante nella vita di tutti i giorni: “in città c’è un gran casino per la strada, ma la gente non si parla né si guarda, in città non puoi sentire la rugiada, fra i palazzi, i muri e la sopraelevata”. “Tutto ok”, scritta e composta subito dopo aver acquistato un ukulele, è un sincero racconto malinconico, ma anche spensierato, della vita quotidiana di tutti noi: “il mondo mi appartiene, ma mi perdo in casa mia, va tutto bene, per me va tutto ok”.