Il pubblico della Poesia 2×1 (1/6)

Giuseppe Nibali, Marco Bini e Mora

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Il pubblico della poesia
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Il pubblico della Poesia 2x1 (1/6)
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Fa parte della serie

Contenuti della puntata:

  • Intervista doppia a Giuseppe Nibali e Marco Bini.
  • Intermezzi musical-poetici a cura di Mora, progetto di Sebastiano Mignosa e Daniele Bettini.
  • La rubrica “Forse non tutti sanno che”

Giuseppe Nibali è nato a Catania nel 1991. Si è laureato in Lettere Moderne e in Italianistica a Bologna dove è membro del Consiglio Direttivo Centro di Poesia Contemporanea dell’Università. Ha pubblicato i libri di poesia: Come dio su tre croci (Edizioni AE, 2013), e La voce di Cassandra – Studi sul corpo di una vergineGiornalista Pubblicista, dal 2017 al 2019 è stato direttore editoriale della rivista online Midnight Magazine, collabora con Le parole e le cose, La balena bianca e treccani.it, è direttore responsabile di Poesia del nostro tempo e curatore del progetto Ultima. Insegna italiano, storia e filosofia a Milano.

 

Marco Bini (1984) vive a Vignola (MO). Suoi testi sono apparsi nelle antologie La generazione entrante e Post ’900 (entrambe Giuliano Ladolfi Editore, 2011 e 2015) e in diverse riviste cartacee e online come “Nuovi Argomenti”, “Poetarum Silva” e “Poesia del Nostro Tempo”. Ha pubblicato le raccolte di poesie Conoscenza del vento (Giuliano Ladolfi Editore, 2011), Il cane di Tokyo (Giulio Perrone Editore, 2015) e New Jersey (Interno Poesia, 2020). Collabora con Poesia Festival in provincia di Modena.

 

Mora è un progetto nato dalla collaborazione tra il pianista Daniele Bettini e Sebastiano Mignosa. Il punto di partenza che identifica l'intero lavoro è l’indagine sui diversi significati che può assumere il concetto di debito una volta contestualizzato: dalla mera definizione economica al senso di colpa ereditato dalla dottrina cattolica del peccato originale e rapportato poi all'ambito relazionale, dal divario generazionale alla questione dell'inquinamento ambientale, con particolare riferimento al diritto alla salute e al diritto al lavoro nel contesto del polo petrolchimico, dalla sensazione quotidiana di rincorrere se stessi e la propria ombra al rapporto di costante perdita col tempo che lascia sempre secondi. La prima traccia, da cui l'album prende il nome, funziona sia come protasi sia come indice disordinato prestando parte dei propri versi affinché diventino titoli del resto delle tracce. Il riciclo, la ripetizione e la ricorrenza delle parole nei vari testi e nelle performance si pongono sia come elementi evidenziatori delle sfumature di significato, sia come elementi di contrapposizione tecnica alla tematica dell'inquinamento.