Il MuSe guardato dalla coda

(fotografia di Alberto Gianera)

Alle 20.00 di sabato sera, nel parco del palazzo delle Albere, ha iniziato a riecheggiare l'annuncio “Il Muse è aperto” e di lì a pochi secondi si è formata, a partire dall'entrata, una fila chilometrica che non si è smaltita fino alle 3 di notte.

Il clima generale era di entusiasmo e curiosità, migliaia di persone di tutte le età popolavano l'area appositamente allestita, commentando l'opera e il progetto. Qualcuno, soddisfatto del risultato, non stava nella pelle nell'attesa di entrare, qualcun altro invece era più critico. La paura che la gente esprimeva riguardava per la maggior parte i costi, 70 milioni di euro per quanto riguarda la realizzazione, dai 6 agli 8 milioni per il mantenimento e la manutenzione. La sensazione generale è che, in questo momento non fiorente per l'economia e l'imprenditoria locale, sarebbe stato meglio investire il quel settore tali cifre, anziché scommettere su un progetto così ambizioso.

Con il passare delle ore la coda all'entrata aumentava, anziché diminuire, insieme al malcontento. Alle 22.00 il tempo stimato d'attesa era di circa due ore. Alle 23.00, da programma, era prevista una pausa di un'ora e mezza durante la quale il museo sarebbe rimasto chiuso per motivi organizzativi. A questo punto la gente in coda si è vista costretta ad attendere mezzanotte e mezza per entrare, rimanendo lì per non perdere il posto. Questo ha causato parecchia irritazione, alcune persone hanno iniziato ad inveire contro l'organizzazione. Benché la lamentela si sia mantenuta su un livello non violento, il nervosismo era tanto ed è stato necessario l'intervento di responsabili e forze dell'ordine per tenere la situazione sotto controllo.

I più furbi e resistenti hanno aspettato fino a notte inoltrata per entrare al museo, alle due era sufficiente poco più di mezz'ora di coda, più avanti l'entrata sarebbe stata quasi immediata. A questo punto la domanda è: valeva la pena attendere tanto per vedere questo museo? La risposta non è unanime, c'è chi denuncia la mancanza di contenuti, chi sostiene che sia stato lasciato troppo spazio alla montagna e alle Dolomiti, chi si aspettava una struttura più amplia e più ricca. Una cosa è certa: chi è riuscito ad entrare al MuSe quella notte non può dire di averlo visitato. Per sua stessa natura, questo museo è un luogo dove è necessario trascorrervi molto per tempo per apprezzarlo, soffermandosi sulle installazioni interattive e trovando il tempo di leggerne tutte le spiegazioni. In quell'occasione la troppa gente e confusione non permettevano al visitatore di immergersi appieno nel museo.

Al contempo abbiamo raccolto però anche l'entusiasmo di molte persone di diverse fasce d'età, molte famiglie ne sono rimaste colpite e credono sia un' ottima meta per una domenica diversa, dal sapore culturale. I ragazzi, nella maggior parte affascinati più dalla grandezza dell'evento che dal museo stesso, si dicono molto colpiti dall'architettura elogiando l'edificio del MuSe magari anche a discapito del quartiere residenziale, spesso meno apprezzato da una punto di vista estetico. Nel complesso la gente è rimasta colpita dall'allestimento e dagli ambienti del museo, in primis dai resti dei dinosauri, ma anche dagli animali fluttuanti al centro della struttura e dalla magnifica terrazza.

Ed ora ci si chiede: quanti di noi torneranno da lunedì in poi a visitare il MuSe?

(di Jessica Cologna)