Il MAG cattura l’invisibile di Francesco Malacarne

Inaugurata al MAG di Riva del Garda un'inedita raccolta di materiali fotografici dell'ingegnere trentino Francesco Malacarne

di Giulia Leccese

Un percorso ricco di stimoli, l’ultima mostra proposta dal MAG di Riva del Garda, uno dei poli museali di maggiore interesse sul territorio provinciale, che, soprattutto negli ultimi anni, sta offrendo alla comunità trentina numerose occasioni di arricchimento culturale.

Catturare l’invisibile. Francesco Malacarne e la nascita della fotografia scientifica, questo è l’accattivante titolo dell’esposizione inaugurata lo scorso 3 luglio, in occasione della quale il direttore del Museo Alto Garda, Matteo Rapanà, ha ben descritto quali processi siano implicati nel complesso organismo museale che, nonostante la chiusura al pubblico a causa dell’emergenza sanitaria, non ha mai davvero cessato le proprie attività di ricerca e di studio.

Ricerca e studio si riflettono in un’esposizione di chiaro spirito euristico. L’ingegnere rivano Francesco Malacarne è una figura che si inserisce in un panorama di studio già di per sé complesso: la fotografia, in questo caso impiegata a scopi scientifici, e i costanti miglioramenti che la videro protagonista all’inizio del XIX secolo cominciano a farsi conoscere soltanto in tempi relativamente recenti, incontrando diverse resistenze all’interno del mondo accademico. Ancora oggi, questo mondo di luce e colori che ci illudiamo di conoscere in quanto parte del nostro quotidiano, ci rimane in realtà oscuro sia nelle sue tecniche che nella sua storia, mentre molti dei suoi protagonisti sono ancora prigionieri dell’oblio di archivi e magazzini.

Francesco Malacarne è l’esempio lampante di un recupero ricco di sorprese, per quanto a tratti, come espressamente affermato da Rapanà, difficoltoso: la mostra ha tuttavia rivelato la sinergia tra realtà di studio diverse, a testimonianza di come l’universo museo non sia un corpo solitario, ma anzi si dimostri un organismo vivo e pulsante, dinamico ed interdisciplinare. Prendono infatti il via a Venezia le ricerche pubblicate nel 2019  e condotte da Anna Bedon (IUAV) e Italo Zannier che hanno rivelato materiale inedito su questo studioso così poco conosciuto che ha intrecciò contesto locale ed internazionale con la sua eredità nel campo della attuale macrofotografia, ma anche del mecenatismo artistico.

Oltre al materiale proveniente dal fondo Nardo della Biblioteca del Museo di Storia Naturale di Venezia e dall’Archivio Fotografico Fondazione Museo Civico di Rovereto, impreziosiscono l’esposizione un cortometraggio di animazione che racconta la nascita della fotografia, concesso del MoMA di San Francisco ed alcune macrofotografie scientifiche dalla mostra fotografica internazionale “Images from Science 3” realizzata dalla Royal Photographic Society.  

Lo spaccato sulla figura di Francesco Malacarne sembra avere proprio l’intento di insinuare un barlume di luce in questa camera oscura della cultura italiana, che aspetta di sviluppare storia e divulgazione scientifica da un potenziale pressoché infinito di orizzonti.

La mostra, in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento, sarà visitabile fino all’8 novembre 2020, tutti i giorni dalle 10 alle 18.

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