Del cinema e di altri demoni #03

Sulla loro pelle: George Floyd e Stefano Cucchi

di Giacomo Ferri

 

Non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte / Mi cercarono l'anima a forza di botte.

Fabrizio De André, Il blasfemo

 

Il recente omicidio di George Floyd, 46enne afroamericano residente a Minneapolis, porta per l’ennesima volta alla ribalta un problema che, lungi dal voler fare di ogni erba un fascio, riguarda le forze dell’ordine: l’abuso del potere di cui sono investite. Problema che si ripresenta a cadenza troppo frequente negli Stati Uniti, ma che tocca anche l’Italia. La vicenda di Stefano Cucchi ha suscitato in questo senso tantissimo clamore, tanto da aver ispirato canzoni e film.

Il terzo appuntamento della rubrica cinematografica “Del cinema e di altri demoni” è dedicato al più celebre di questi film, Sulla mia pelle (2018) di Alessio Cremonini.

Sulla mia pelle ricostruisce senza troppa retorica le ultime settimane di vita di Stefano Cucchi, dalla cattura da parte dei Carabinieri alla sua morte. Cremonini non dimostra partigianeria: non lancia ciechi strali con l’Arma, ma si “limita” a denunciare una situazione di violenza e di soprusi e a descrivere nella maniera più precisa possibile la solitudine di un ragazzo assassinato e l’insensibilità di chi gli stava attorno.
Per questo stesso motivo non indugia nella rappresentazione della violenza. Il pestaggio – le cui complicazioni porteranno alla morte di Stefano Cucchi – non è reso sullo schermo con insistenza. Ciò su cui il regista si trattiene è un corpo. Un corpo tumefatto, un corpo martoriato, un corpo malato, sempre più scheletrico, moribondo. In questo senso, un plauso gigantesco va ad Alessandro Borghi che interpreta con impareggiabile efficacia Stefano. La sua recitazione posata, la sua fisicità (ha perso una ventina di chili per il ruolo) sono una convincente e progressiva discesa verso l’inferno vissuto da un ragazzo indifeso.

Il film, osteggiato dalle forze dell’ordine e da certa classe dirigente politica, si trova su Netflix. Guardatelo, consigliatelo, discutetene il più possibile, perché non si spenga – e, anzi, possa essere un monito – la voce di Stefano e di chi lotta per ottenere giustizia.