Decreto Sicurezza: niente di che?

di Massimiliano Beghini 

Mercoledì 23, la facoltà di Giurisprudenza ha ospitato la conferenza di analisi del “decreto sicurezza” e la relativa questione pluridecennale delle migrazioni.

L’analisi è stata condotta dall’International Migration Laboratory dell’Università di Trento, e dai vari docenti, i quali hanno presentato l’analisi al decreto in sé e le relative ripercussioni.

Il Prof. Simone Penasa ha osservato l’impattodi tale testo il quale non risulta molto più dettagliato dei precedenti. Si nota piuttosto la scelta politica, in quanto i flussi migratori sono in decrescita dopo il picco del 2017, con numeri che dicono tutto (-94,32%, dati Ministero dell’Interno).

Questi numeri non privano la legittimità politica del decreto, ma servirebbero per evidenziare la gestione del processo, dal momento che le modifiche restrittive apportate hanno caratterizzato un riordinamento delle priorità per l’accettazione sul territorio. 

La riorganizzazione di SPRAR è il punto più controverso del decreto, dove si passa da un sistema di accoglienza unico, ordinario e flessibile per l’integrazione a livello locale a un sistema separato dove i destinatari avranno solo servizi essenziali e non progetti di integrazione.

Il Prof. Giuseppe Sciortino analizza l’evoluzione delle politiche migratorie nazionali, con una particolare analisi del decreto Salvini. 

Nei decenni passati si è avuta una politica di sanatoria periodica dei migranti irregolari, quando la maggior parte degli arrivi erano caratterizzati da individui con un regolare visto turistico, attratti dall’economia sommersa o poco qualificata nell’industria manufatturiera o agricola. Alla scadenza del visto il lavoratore rimaneva nel paese e si attendeva una periodica sanatoria di regolamentazione.

Questo modello è entrato in crisi dopo il 2009. Non solo da un punto di vista legislativo ma anche per la diminuzione generale degli arrivi con tale modello ma soprattutto per motivi geopolitici.

I grandi flussi migratori hanno cambiato anche la composizione dei flussi, che ora sono misti: si tratta, infatti, sia di lavoratori che di rifugiati. Questo ha comportato modifiche legislative fino ad arrivare a questo decreto, passando per la legge Bossi-Fini e il decreto Minniti, che hanno comportato un inasprimento dei parametri di accesso nel paese, eliminando forme di protezioni più permissive, lasciando senzatetto e nella illiegalità migliaia di persone.

A questa prima conferenza dell’International Migration Laboratory aperta nei confronti della cittadinanza trentina, seguirà un ulteriore incontro il 13 febbraio alle ore 15, con la presenza di alcuni giudici della Corte Costituzionale per dibattere ulteriormente delle implicazioni della nei confronti dei diritti e delle leggi. 

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