Corsi di lingua e tirocini per aiutare l’inserimento lavorativo dei profughi

di Nicola Pifferi e Cecilia Passarella

Valentina Merlo è un'operatrice del Centro Astalli di Trento, un’associazione nazionale che ha sede a Villa S. Ignazio e che, ispirandosi ai valori del Jesuit Refugee Service e ai principi della solidarietà sociale, si occupa da oltre trent’anni di accoglienza in forma residenziale e diurna, percorsi di formazione dal punto di vista sociale e lavorativo e di attività culturali con lo scopo di favorire integrazione, dialogo e ricerca.

Valentina Merlo si occupa nello specifico di orientamento al lavoro e, dopo l’intervista nel corso della prima puntata della quarta stagione di Burro d'Arachidi, è stata intervistata nuovamente a distanza di tre settimane da Nicola Pifferi e Cecilia Passarella.

L’ultima volta abbiamo parlato di che cosa si può fare, nel nostro piccolo, per la situazione profughi e ci eravamo lasciati con l’obiettivo di informarci presso il sito del Centro Astalli. Oggi ci spostiamo un po’ più avanti: come possiamo aiutare i profughi ed indirizzarli verso il mondo del lavoro?

Le persone che arrivano hanno una prima grande difficoltà che è lo scoglio della lingua italiana, in quanto nessuno di loro sa parlare la nostra lingua e c’è quindi la necessità di impararla il prima possibile. Noi del centro Astalli garantiamo quindi per tutti un corso di italiano, ma chiunque può aiutare questi ragazzi nel miglioramento della lingua, insegnando loro anche termini specifici utili nel mondo del lavoro.

Oltre ad aiutare a superare questo ostacolo fondamentale, cosa possiamo fare?

Abbiamo visto in questi anni che una delle possibilità più importanti per questi ragazzi è quella di fare un tirocinio formativo grazie al quale possono entrare per la prima volta nel mondo del lavoro italiano. Il problema principale è infatti che, pur avendo loro un curriculum completo, questo non ha lo stesso valore di quello di una persona con delle referenze nel mondo del lavoro italiano. Il tirocinio li aiuta quindi a capire le modalità di lavoro e a vedere le differenze rispetto alla situazione del loro paese d’origine, oltre a permettere loro di avvicinarsi ai colleghi e ai datori di lavoro che spesso li aiutano, prolungando il tirocinio o procurando loro altre possibilità lavorative.