Chi la politica la fa per scherzo, chi se la sceglie per professione

Sicurezza e vita universitaria secondo i cinque candidati alle comunali

Sono diverse le motivazioni che hanno fatto scendere in politica i cinque candidati sindaci.

A partire da Claudio Cia, candidato della coalizione di centro-destra, che in politica dice di esserci capitato quasi per scherzo. Uno scherzo (la proposta di inserirlo in una lista comunale nel 2009) che lo ha portato a rivestire il ruolo di consigliere comunale (2009-2014) e a farlo interessare ad una politica locale alla quale, confessa, prima era disinteressato.

E’ invece la fiducia in un movimento ad aver portato Paolo Negroni (m5s) e Antonia Romano (l’Altra Sinistra) ad attivarsi in prima persona per “contestualizzare”  gli scopi di quei movimenti in ambito locale.

Non manca di originalità Paolo Primon, che nei manifesti elettorali compare munito di scopa e schutzen (il tradizionale cappello degli alpini), e si definisce un “riciclato” della politica. A distanza di vent’anni dall’impegno col movimento “Tridente Massa Tangente”, il candidato sindaco dice di aver deciso di rientrare in politica dopo la tentata rapina subita dalla moglie, che dimostrerebbe che Trento non è, come molti dicono, una città tranquilla. 

Ultimo ma non per importanza, il sindaco uscente Alessandro Andreatta, che ha deciso di rinnovare il suo impegno ponendosi a capo della coalizione di centro-sinistra.

I cinque candidati hanno risposto all’invito di Radiofeccia a presentarsi ai loro elettori. Ecco alcune delle questioni affrontate.

Trento è o no una città tranquilla? ( Sì MA )non abbastanza, sembra essere la risposta unanime dei candidati sindaci, per i quali la sicurezza rappresenta una voce imprescindibile nel programma elettorale. Ha deciso di fare del rapporto vitalità-sicurezza lo slogan della sua campagna Andreatta, a dispetto di chi in questi anni gli ha rimproverato di essere troppo accondiscendente nei confronti dei vicini intolleranti e troppo disinteressato all’integrazione della componente universitaria, spesso confusa nel dibattito pubblico con una causa di degrado per la città. Eppure non pare esattamente in linea con lo slogan il Programma elettorale, in cui il candidato promette di impegnarsi a garantire maggior sicurezza attraverso strumenti diversi dal miglioramento della vivibilità (obiettivo solo menzionato), tra cui l’aumento di forze dell’ordine in aree critiche, la rimozione di scritture e graffiti ed un eventuale “adattamento del regolamento di polizia urbana alle nuove emergenze, già avvenuto con il divieto di consumo di alcool nei parchi”. Proposte che hanno destato le critiche di Cia, che nelle proposte di Andreatta si rispecchia fin troppo. Si oppone alle telecamere e all’aumento di forze dell’ordine Primon, che sostiene che a dover essere monitorati non sono tutti i cittadini, ma solo quelli senza reddito, potenziali autori di atti di microcriminalità. Più scettica sulla questione sicurezza Antonia Romano, che parla di tema costruito e strumentalizzato e invita a rifarsi ai dati registrati nelle ricerche (come e-Crime) prima di assumere decisioni.

Quartiere giovane alle Albere? La proposta arriva da più fronti, in particolare da Paolo Negroni e Paolo Primon, e riceve l’approvazione del sindaco uscente. Si tratterebbe di concentrare la vita notturna e universitaria che nel centro storico è resa problematica dai “decibel di troppo”, nella zona che va dall’Adigetto al quartiere Le Albere, peraltro vicina al polo universitario di Via Verdi. Questo consentirebbe al futuro sindaco di prendere due piccioni con una fava: non affrontare le tensioni tra cittadinanza da una parte e studenti e gestori di locali dall’altra, e rimediare allo scarso utilizzo del quartiere, che la Romano non esita a definire un vero e proprio flop.

Riqualificazione e riuso (nonostante i decibel?): Contro il degrado di palazzi e quartieri, la strada prescelta da Andreatta, Negroni e Romano è quella della riqualificazione e del riuso dell’esistente, per un fatto politico e ambientale.  Parla di luoghi aperti all’arte e alla cultura la Romano, che aggiunge la necessità che questi servizi alla persona siano offerti dal pubblico anche allo scopo di far sentire sicuro il cittadino.

Discorsi che fanno venire in mente la recente decisione “Cafè de la Paix”( nato per riqualificare un quartiere in degrado) di chiudere i battenti a causa delle continue lamentele, e che fanno dubitare che metter mano al Regolamento di Polizia per aumentare controlli e divieti sia il modo migliore per rendere la città più viva e quindi più sicura. 

(Carlotta Garofalo)