CNSU 2016: per che cosa abbiamo votato?

di Lorenza Giordani

Ci enne esse u. Una sigla che, purtroppo, a molti non fa suonare nessun campanello.

Non a caso l’affluenza alle ultime elezioni del 18 e 19 maggio scorsi di questo organo di rappresentanza studentesca è stata molto bassa, sia a livello di ateneo trentino (7%), sia a livello nazionale (4%).

CNSU sta per consiglio nazionale degli studenti universitari, ed è un organo consultivo del ministero dell’istruzione la cui principale funzione è quella di formulare pareri e proposte sul mondo dell’università, con particolare riguardo al diritto allo studio, all’attuazione delle riforme, allo stanziamento dei fondi e alla didattica. Istituito nel 1997, la sua finalità principale è quella di creare un canale di dialogo diretto tra i giovani e il ministero stesso, promuovendo il coinvolgimento dei 30 studenti rappresentanti in ordine alle misure e alle riforme da adottare. I membri vengono eletti ogni tre anni.

Un progetto sulla carta molto valido, ma che a quasi vent’anni dalla sua istituzione mostra con evidenza due limiti strutturali. Il primo, legato alla scarsa rappresentatività e all’autoreferenzialità, il secondo legato ai poteri effettivamente esercitabili. La scarsa rappresentatività e l’autoreferenzialità sono determinate sicuramente dalla bassa affluenza alle elezioni studentesche e dall’assenza di una formale collaborazione con le rappresentanze degli atenei; l’altro aspetto problematico, la poca l’incisività dei poteri del CNSU, dipende invece dalla considerazione attribuita dal governo ai pareri consultivi forniti dal consiglio stesso.

Proprio lo scorso 2 marzo, però, è stato approvato dal CNSU un “Documento sulla proposta di riforma del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari”, in cui venivano affrontate queste criticità ed elaborate proposte per dare maggiore forza istituzionale al consiglio. Nello specifico, si parla di formalizzare le audizioni del CNSU presso le Commissioni parlamentari ogni volta che viene trattato un tema di carattere universitario e di richiedere risposte formali al Ministero sui pareri presentati dal Consiglio. Il documento propone anche la possibilità di indire referendum studenteschi e di esprimere pareri sulle Carte dei Diritti adottate dagli atenei, sui regolamenti didattici e sui regolamenti delle elezioni studentesche.

Se tutto ciò venisse realizzato, sarebbe un importante traguardo raggiunto.

La sfida più difficile del CNSU e delle rappresentanze studentesche in generale però rimane sempre una: riuscire a coinvolgere effettivamente gli studenti e ad interessarli alle dinamiche del mondo dell’università.

La bassissima affluenza alle elezioni mostra infatti come questo sia il primissimo obiettivo da conseguire. A livello trentino si è raggiunto solo il 7% dei votanti. Il candidato vincitore a Trento è stato Daniele Facci, studente al terzo anno di giurisprudenza per UDU, che ha raggiunto il 60% dei voti, ma non ha raggiunto il quorum necessario per raggiungere il seggio a Roma.