Il lavoro sbarca al cinema

Ritorna a Sociologia la rassegna cinematografica dedicata al lavoro

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di Giacomo Ferri 

È stato rinviato di due settimane l'inizio della rassegna cinematografica su Cinema e Lavoro, giunta al suo quindicesimo anno di età. Il titolo dato all’edizione di quest’anno è “Lavoro asimmetrico”. Ecco le nuove date:

– 23 marzo: La classe operaia va in paradiso

30 marzo: apprendistato (data obbligatoria)

– 6 aprile: Parasite

– 20 aprile: In guerra

– 27 aprile: Roma

– 4 maggio: Io, Daniel Blake

Abbiamo comunque voluto fare alcune domande a Francesco Miele, Elisa Bellè e Marco Segabinazzi, curatori della rassegna.

Da dove nasce la scelta del lavoro come tema della rassegna? 

L'idea della rassegna nasce nel lontano 2005, da Annalisa Murgia e Rino Fasol, allora rispettivamente dottoranda e ricercatore nel Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale. Nel corso degli anni il gruppo ha subito diversi cambiamenti, contraddistinguendosi però sempre per una elevata presenza di giovani coinvolti in attività di ricerca e didattica relative al mondo del lavoro. La scelta di organizzare una rassegna cinematografica sul lavoro nasce dalla volontà di offrire a studenti e personale universitario uno sguardo cinematografico su alcune tematiche che interessano trasversalmente il mondo lavorativo. 

Parasite è il film del 2019, osannato da critica e pubblico. Roma è stato premiato con l’Oscar come Miglior film straniero pochi anni fa. Io, Daniel Blake ha vinto la Palma d’oro nel 2016. Secondo lei, quali sono le ragioni del successo di questi film? 

Si tratta in tutti i casi di film che si confrontano con un tema, quello della diseguaglianza sociale, quanto mai presente nel discorso pubblico attuale. Ma lo fanno in modi molto differenti: dove Io, Daniel Blake lo fa partendo da quella rappresentazione intima del sociale che abbiamo imparato a conoscere nel suo cinema (Loach è una presenza ricorrente nella storia di questa rassegna), Parasite si impone con una rappresentazione dirompente del conflitto (di classe, ma anche per l'appartenenza a una classe), innestando i toni della tragedia nelle forme di una spietata black comedy, e credo sia anche per queste ragioni che ha rappresentato una ventata di aria fresca nel panorama del cinema mainstream. Mentre, con toni decisamente diversi, Roma è una saga familiare e il racconto di una vicenda privata che però è costantemente attraversata dalla dimensione pubblica e sociale, in questo caso del Messico in una fase cruciale della sua storia.

Cinema e lavoro sono due mondi apparentemente lontani. Infatti, nell’immaginario collettivo, uno è legato alla sfera del piacere, mentre l’altro a quella del dovere. Come è riuscito a unirli? Qual è l’obiettivo della rassegna? 

Si può dire che uno degli obiettivi della rassegna sia proprio quello di abbattere questa distinzione, trasformando la visione di un film in un momento che contribuisca a dare agli studenti uno sguardo critico sulle dinamiche che caratterizzano il mondo del lavoro contemporaneo. Non a caso nelle diverse edizioni della rassegna ricorrono tematiche come potere, gerarchia, ribellione e solidarietà. L'intenzione è sempre stata quella di affrontare tematiche rilevanti attraverso un'azione apparentemente 'leggera' come quella di vedersi un film. 

 

La rassegna è curata dalla Laurea Magistrale in Gestione delle Organizzazioni e del Territorio ed è realizzata in collaborazione con Marco Segabinazzi.

Il primo appuntamento è lunedì 23 marzo, alle 21, nell’aula Kessler del Palazzo di Sociologia, con il film La classe operaia va in paradiso, di Elio Petri.

Le proiezioni sono aperte solo alle studentesse e agli studenti dell’Ateneo trentino e al personale interno.

L’ingresso è gratuito, quindi non mancate!