Chi è il senza casa?

di Lorenzo Toniolo

Nelle pubblicità sono i volti che ci colpiscono, le emozioni e le storie: qui parliamo di numeri.
Li ha esposti la ricercatrice
Michela Braga in un intervento al Festival dell’Economia il 5 giugno. Per capire chi è il senza casa, dobbiamo analizzare da quale background proviene, che origini ha e perché è in difficoltà.
In Italia, nel 2005,
una persona su 399 veniva colpita da sfratto. Ciò comporta la perdita di una dimora, dovuta spesso ad una mancanza di denaro per mantenere le spese o l’affitto, quindi dopo la perdita di un lavoro o di una fonte di guadagno, come un supporto familiare.
Analizzando i dati delle proprietà in Italia si nota che il 20% delle persone non possiede una proprietà e che l’affitto in media pesa il 30% del loro reddito. Capiamo quindi l’importanza di un flusso di denaro nel mantenimento di una casa.
Ma non è tutto così lineare.

Secondo le ricerche della Braga, le relazioni sono un aspetto fondamentale nella vita di un senza dimora; o meglio, sono un aspetto mancante. Attenendosi ai dati citati durante la conferenza il 2% degli italiani è divorziato, a fronte di un 23% dei senza dimora: un divorziato quindi ha 10 volte più probabilità di rimanere senza casa di una persona sposata. Un ragionamento analogo si può fare con chi ha avuto delle perdite gravi in famiglia, ad esempio figli o genitori. Anche esperienze di alcolismo o droga e di prigionia portano ad un indebolimento (o assenza) di legami e quindi, pur se il soggetto avrebbe la possibilità di rientrare nella società, gli mancano gli agganci relazionali e rischia di tornare nel giro della delinquenza o di non avere una base solida da cui ripartire. Infine, nel momento in cui hanno perso la casa, circa il 50% degli intervistati avevano un lavoro che gli permetteva di guadagnare in media 1300 euro/mese, e, nel giorno dell’intervista, il 17% lavorava ancora. Capiamo quindi che sia necessario un approccio interdisciplinare per affrontare questi problemi, che non è sufficiente una sola ricetta per far fronte ad una difficoltà così multiforme.

Le criticità sottolineate nella gestione sono state molteplici. In primis i costi diretti e indiretti che porta in una società questo popolo, dai quali capiamo che è un punto sul quale investire.
C’è da dire che i vari servizi offerti (servizi mensa, docce, dormitori, etc.) sono presenti in tutta Italia, ogni città con le sue caratteristiche (es a Milano sono più concentrati in periferia, mentre a Roma più nel centro).
Quello che manca spesso, però, è la coordinazione: sia tra i vari enti che
tra l’ente e la vita del senza dimora che non può organizzare (o vivere) la propria attività formativa o lavorativa se la sua vita è organizzata da altri. 

 
(Foto Victoria Johnson)