Ateneo dei racconti: i vincitori

Si è conclusa martedì 16 aprile il concorso letterario l'Ateneo dei racconti

di Giulia Leccese

Per quanto l’Ateneo dei racconti sia da sempre un concorso sui generis, velando la propria natura competitiva dietro un percorso formativo alla scoperta dell’adattamento teatrale dei racconti partecipanti, anch’esso è giunto alla sua naturale conclusione: i vincitori!

Laura Racanelli, con il suo “L’ultima volta”, per la giuria tecnica letteraria, Lucia Mora, autrice di “Eclissi”, che si è aggiudicata il plauso della giuria letteraria studentesca e Victor Zanlucchi Maevschii, con il racconto “In generale beveva”, che ha fatto doppietta guadagnandosi sia il premio della giuria artistica performance e della grande giuria studentesca.

Dopo aver fatto loro i complimenti per aver portato a termine brillantemente questo lungo e faticoso percorso, gli abbiamo fatto qualche domanda per sapere cosa c’è nella testa di uno scrittore in erba.

Qual è il tuo primo ricordo legato alla scrittura?

Laura: Mi è sempre piaciuto leggere e sin da piccola pensavo che mi sarebbe piaciuto scrivere storie e inventare mondi. Tuttavia la prima volta che ho scritto davvero è stato alle medie, quando il professore di storia propose alla classe di scrivere un libro composto dai nostri racconti. Allora capii quanto mi piacesse davvero scrivere, perché mi permette di dare sfogo alla fantasia e di dare una forma nuova e diversa ai miei pensieri.

Lucia: Ho iniziato a scrivere alle medie. Mi riferisco a una scrittura che era ancora molto acerba, ma che ciononostante mi è stata di notevole aiuto per tante ragioni: mi aiutava a pensare, a crescere, ad affrontare i momenti peggiori. Ha smesso di essere una “fuga dalla realtà” e ha iniziato ad assomigliare a un sogno nel cassetto solo di recente, grazie al mio mentore, Andrea Scanzi, che non posso non citare e che non smetterò mai di ringraziare per il suo incoraggiamento: un punto di riferimento saldo e inestimabile.

Victor: La sensazione postuma. Un’iniezione di onnipotenza appagante mai provata prima. Poter dar vita a qualcosa di mio, di nuovo e di indelebile mi ha fatto sentire detentore di un potere illimitato. E credo sia uno dei motivi per cui continuo a scrivere: è la cosa che più mi rende simile a Dio.  

Ti capita mai di avere il fantomatico “blocco dello scrittore”? Se sì, come lo affronti?

Laura: Ogni tanto mi capita, ma non lo affronto. Questo perché io scrivo molto guidata dall’ispirazione e solitamente non smetto finché non completo quello che ho in mente. Se interrompo il lavoro in corso, trovo che sia difficile riprenderlo perché, anche se ho ben chiaro cosa voglio dire o cosa voglio che succeda, non riesco a dargli forma. In tal caso metto per iscritto in forma schematica le idee, per evitare di dimenticarmele, e lascio perdere, ripromettendomi ogni volta di riprendere il lavoro.

Lucia: Mi capita fin troppo spesso, purtroppo. E con altrettanta tristezza mi tocca riconoscere la mia vigliaccheria, perché non lo affronto quasi mai. Di solito mi limito ad abbandonare la penna, con l’idea di riprenderla in mano solamente al ritorno fortuito dell’ispirazione. Come coach motivazionale sarei un disastro.

Victor: Il mio rapporto con la scrittura è molto conflittuale, di amore e odio, e spesso mi capita di trascurarla per giorni, settimane o addirittura mesi. Tuttavia, se e quando mi metto a scrivere, in un modo o nell’altro il foglio si riempie.

Cosa metti di tuo in ciò che scrivi?

Laura: Tutto quello che scrivo parte da cose che mi interessano, situazioni che ho vissuto e sentimenti che ho provato. Però quando le scrivo ottengono una diversa qualificazione e smettono di essere completamente mie. Per esempio, ne “L’ultima volta” parlo del suicidio, un’esperienza che non mi appartiene personalmente, tuttavia non avrei potuto scrivere questo racconto se non fossi partita da un nucleo essenziale di solitudine e di isolamento rispetto al mondo, che è un qualcosa che mi è capitato di provare.

Lucia: Quasi tutto. Questo perché, di veramente mio, c’è ben poco: credo di essere l’insieme e il risultato dei tanti insegnamenti che ho ricevuto. Per esempio, in questo racconto c’è l’amore dei miei nonni, c’è la saggezza dei miei genitori. Ci sono Sandro Pertini, Tina Anselmi, Giorgio Gaber. Ci sono insomma tutte quelle persone che hanno contribuito, chi più chi meno, alla mia formazione.

Victor: Attraverso la scrittura mi piace esplorare il mondo delle possibilità, e quindi dar vita a molte possibili versioni di me. Nessuna di esse mi rappresenta in pieno, ma se prese nel loro insieme danno vita a un quadro più o meno completo della mia personalità.

Cosa pensi che abbia fatto vincere il tuo racconto?

Laura: Innanzitutto credo sia dovuto al tema, che riguarda tutti noi, in misura più o meno maggiore, e che quindi porta il  lettore a immedesimarsi nel personaggio e a sentirlo vicino; o forse anche per il continuo conflitto tra il desiderio per la vita e per la morte, che permea tutto il racconto e attira il lettore, portandolo a voler scoprire quale sarà la scelta del personaggio, salvo poi realizzare che non c’è un finale chiaro e definitivo, ma ciascuno lo interpreta a modo suo.

Lucia: A giudicare dai riscontri che ho ricevuto, direi forse il finale un po’ spiazzante e inaspettato, o la simpatia che i miei due vecchietti inevitabilmente suscitano. Ho notato che chi ha avuto la bontà di leggere il mio racconto si è affezionato molto ai personaggi, tanto da vivere la storia in prima persona. Aver emozionato qualcuno è la vittoria più bella e più grande che potessi mai desiderare.

Victor: Questo andrebbe chiesto alla giuria, non a me. Ad ogni modo, ciò che più caratterizza il mio racconto è la tentata (e penso riuscita) convivenza tra drammaticità e ironia.

Dopo questa chiacchierata, forse, siamo riusciti a dare una sbirciata ai pensieri dei nostri scrittori esordienti e aspettiamo senz'altro da loro tantissime novità!