We are next? Ma anche no!

UPDATE 14/07/2015:

La redazione di Sanbaradio ha ricevuto dagli organizzatori del festival una copia della ricca documentazione presentata a suo tempo al Comune di Rovereto a supporto dell'iniziativa. Tale documentazione è servita da base di partenza per l'approvazione (con determina del 22/05/2015) del preventivo di spesa dell'associazione culturale Double House per l'attività di promozione e comunicazione dell'evento. A prescindere da come la pensiate, tutto ciò sembra contrastare decisamente con le dichiarazioni rilasciate a svariate testate locali dall'attuale amministrazione comunale roveretana (responsabile dell'annnullamento della manifestazione), secondo cui dietro il We Are Next non ci sarebbe stato "nulla di pronto".

Il documento è consultabile qui, a voi trarne le conclusioni.

 

Diciamo la verità: quando in primavera iniziò a girare la voce di una 3 giorni musicale in quel di Rovereto, probabilmente in pochi prestarono la dovuta attenzione. C’erano esami da preparare, elezioni amministrative da seguire, le ferie estive da organizzare. Con il passare delle settimane il festival in questione, il We Are Next (nome che, col senno di poi, non ha portato granché bene), veniva ufficializzato: fissate le date, definita la line-up degli artisti, messa in moto la macchina organizzativa e promozionale. E poi? Qualcosa si rompe, cambiano le figure istituzionali di riferimento, bisogna garantire la sicurezza, i conti sembrano non tornare più. Morale: il festival deve essere annullato, a due mesi dall’inizio.

 

Come sempre accade in casi simili, il rimpallo delle responsabilità a suon di comunicati stampa non intacca minimamente la delusione di chi sperava che una volta tanto il Trentino si dimostrasse all’altezza di organizzare un evento musicale di assoluto livello senza sollevare polemiche, invocare la quiete pubblica o appellarsi al budget. Attenzione, con ciò non si vuole sminuire affatto l’impegno degli organizzatori dei numerosi festival che si sono tenuti o si terranno prossimamente (OWL Festival, Le parti di ricambio, Sotalazopa, ecc…) sul territorio, ma viene da chiedersi come mai sia sempre così dannatamente difficile riuscire a portare a casa il risultato quando la proposta arriva “dal basso”.

 

È da tempo che parte della cd. “società civile” (ad esempio la comunità degli artisti e dei musicisti di I know a place così come molti imprenditori del settore) reclama una maggiore attenzione sulla programmazione e sull’offerta culturale e maggiore buon senso sulla regolamentazione in materia ma, evidentemente, i tempi non sono ancora maturi. Vogliamo parlare dei costi? È fuori discussione che, oggi come oggi, la spesa pubblica più che contenuta vada opportunamente gestita; ma se viene valutata positivamente la ricaduta economica (e quindi il finanziamento pubblico) di altri eventi che non vedono la partecipazione di nomi dal sicuro richiamo come i Franz Ferdinand o i Subsonica, allora c’è qualcosa che non quadra. Eventi come il We are next, a prescindere dai vostri gusti musicali, dovrebbero servire a (ri)animare le città, viverle, sentirsene parte attiva. Ormai la questione non è più quella di gestire la movida universitaria (guardate la docu-inchiesta di Sanbaradio a riguardo) o riempire spazi culturali drammaticamente sottoutilizzati, ma occorre prendere atto che in Trentino c’è fame di manifestazioni nuove e di ampio respiro (su tutte, quante migliaia di persone hanno partecipato alla Color Run di Trento nonostante il diluvio universale?) e che per qualcuno tutto ciò sembra rappresentare un problema. È ancora lecito immaginare qualcosa di diverso o è solo il sogno di una notte di mezza estate?

 

foto: Dr.Booga

 

V. Clemente