Viva l’Europa della liberazione, ma l’Europa di oggi?

La conferenza con Luciana Castellina sul sogno europeo

di Lorenzo Zaccaria

A una settimana dal 25 aprile Arci, Anpi, Cgil, Deina e UDU hanno organizzato un incontro su un tema attuale come l’Europa. La discussione era concentrata in particolare sullo stato di salute del sogno europeo, nato con Spinelli e Rossi in esilio sull’isola di Ventotene e giunto, a fatica, fino a oggi. Raffaele Crocco (giornalista e autore dell’Atlante delle guerre e dei conflitti) è stato chiamato a moderare l’incontro con Marco Brunazzo (professore di Sistema politico europeo) e Luciana Castellina (ex eurodeputata e deputata della Repubblica Italiana, giornalista e fondatrice del Manifesto).

Il dibattito ha trovato l’avvio nella recente cronaca: in Siria si sta verificando una delle più cruente guerre contemporanee, otto milioni di profughi e cinquecentomila morti in un paese ormai distrutto. E questa è soltanto uno dei grandi conflitti che si sono accesi sulle sponde meridionali del Mediterraneo. Uno stato membro come la Francia (senza contare il Regno Unito) è intervenuto senza interpellare il resto dell’Unione. Questa è stata una scelta legittima, seppur criticabile, perché l’Unione Europea non ha una politica estera comune. Anzi, a causa degli interessi frammentari dei diversi membri, nemmeno riesce a ricoprire un ruolo maggiore rispetto a quello dei singoli membri più forti. Eppure sappiamo che l’Unione Europea nasce dagli orrori dell’ultimo conflitto, dalla liberazione appunto, e dall’impegno di figure del calibro di Spinelli e Rossi che a Ventotene hanno stilato il manifesto fondativo dell’unione ventura.

Al contrario invece Castellina ha fatto notare come le mitizzazioni della genesi del progetto europeo siano sbagliate. L’UE nasce infatti all’inizio del conflitto freddo tra USA e URSS tanto che il primo parlamento ad aver votato in favore dell’Unione non è un parlamento europeo ma americano. Questo perché già al tempo della sua nascita l’Europa era frammentata in diverse opinioni ognuna dettata dalla propria peculiare situazione nazionale. A questo si aggiunge una forte indifferenza dell’opinione pubblica che ha acquistato una solidarietà comune soltanto a partire dai moti di protesta di fine anni ‘60 e i ‘70 quando prese voce una generazione di giovani di differente cultura. Quindi non c’è da stupirsi se l’Unione Europea si mostra oggi così disomogenea.

Probabilmente il sogno europeo ha bisogno di essere oggi rifondato cercando un’appartenenza comunitaria su tutti i livelli della società. Questo vuol dire dialogo tra i diversi membri e tra la classe dirigente e la cittadinanza. Per esempio, una delle critiche emerse dalla Castellina, è il comportamento dell’Unione con l’est del continente dopo la caduta del muro. Una politica di inclusione indiscriminata ha portato a includere paesi completamente diversi dai nostri senza considerare differenze culturali e politiche, giungendo quindi a creare un’imposizione rigida che non ha portato a niente che non la formazione di forze politiche anti-europeiste interne, come in Ungheria o Polonia, e confinanti, come la Russia.

Quindi per concludere bisogna sottolineare come il sogno europeo possa sì rinascere, sì dalla sua storia, di Ventotene, della liberazione e l’antifascismo, ma senza affogare nella retorica perché oltre a questo c’è anche bisogno di senso d’appartenenza. Non soltanto dei primi attori ma dell’intera comunità europea, dai più alti vertici della società fino in fondo.

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