Un disco e sette storie da raccontare

Dei pianeti e delle cose: Candirù presenta il nuovo album

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Fa parte della serie

di Margherita Marzari

 

Dicono non possa stare lassù / timido contro vento / ma un foglio a quadri vestito da gru / prova l’incanto / dentro i risvolti e le pieghe a metà / nasconde il suo disegno / il cuore di un origami non è fibra di legno.

Si conclude così la prima canzone del nuovo album di CandirùDei pianeti e delle cose, questo il nome dell’EP, è stato presentato in concerto per la primissima volta domenica 4 ottobre ’15, presso la sede de Il Sogno. Durante la serata decine di gru di carte hanno volato sopra il pubblico contribuendo a creare l’incanto già evocato dalle canzoni.

Candirù si è presentato in trio con Francesco Camin, che ha anche suonato in acustico in aperturaGio.Venale, che lo hanno accompagnato e sostenuto in occasione di questa speciale esibizione.

Durante l’evento birra artigianale e cibo vegano hanno formato una giusta cornice, insieme ai più vari ed elaborati origami creati live da Giulio Bazzanella: dalle classiche gru fino agli unicorni e ai pappagalli hanno preso vita dalle pieghe di fogli variopinti.

Dei pianeti e delle cose è un disco che parla di storie e non di sentimenti. Sette canzoni dell’ultimo anno di attività del giovane cantautore trentino che raccontano così un periodo della sua carriera e gli permettono di dedicarsi a un nuovo modo di comporre e alla produzione di nuove cose.

Alla domanda perché raccontare storie evitando l’amore e i sentimenti, Candirù risponde che il mondo è pieno di piccole cose che rendono magica la quotidianità e che vanno raccontate in quanto, a modo loro, meritano di essere speciali.

Dalla concreta e imponente definizione di pianeta passiamo all’incertezza e alla vaghezza di una cosa qualunque. Da un piccolo origami veniamo trasportati fino a un’insolitamente innevata Avana. Passando a salutare il mostro di Loch Ness, facciamo il giro del mondo in 60 secondi accompagnati dalle note e dalla voce di Candirù, con addosso un po’ di quella nostalgia che si ha solamente dei posti che non si ha mai visto.

 

Intervista a Iacopo Candela (Candirù)