Teroldego. Storia di tradizione, innovazione e scommessa

di Lorenzo Caoduro

All'interno dell'eremo sull monte di Mezzocorona viveva un drago, falgello di tutta la piana Rotaliana. Un giorno però un giovane cavaliere, il conte Firmian, decise di porre fine alla terribile fiera con uno stratagemma. Mise, infatti, davanti alla grotta del mostro una ciottola di latte ed uno specchio. Il drago attirato dal profumo del latte si avvicinò e rimirandosi nello specchio peccò di vanità. Il giovane cavaliere ne aprofittò e lo uccise. Tutti gli abitanti portarono in trionfo il conte Firmian e il corpo del drago ucciso. Proprio dal suo corpo caddero delle gocce di sangue sul terreno rotaliano da cui germogliarono i primi ceppi di Teroldego. Così narra la leggenda sulle origini del vino dal color rosso rubino che le genti locali ancora oggi chiamano Sague di Drago. 

La leggenda del principe dei vini trentini accoglie il visitatore al Settembre Rotaliano nella splendida location di palazzo Conti Martini. Le 19 cantine partecipanti all'evento hanno accompagnato la degustazione dei loro migliori prodotti tra tradizione ed innovazione. I vini assaggiati hanno rispecchiato i valori e le storie delle cantine e delle aziende produttrici più in comunione che in competizione tra loro, per valorizzare al meglio il prodotto più ricercato della piana Rotaliana. La cura e l'attenzione al dettaglio hanno reso il Teroldego un vino di qualità e di eleganza, arricchito inoltre dalla passione anche di giovani imprenditori e vignaioli. 

Il Teroldego, vero protagonista della serata di Sabato e di tutto il festival, diviene quindi simbolo della tradizione, risalente già ai primi anni del 1800 con le prime cantine e aziende della piana Rotaliana, simbolo dell'innovazione, con una conduzione dei vigneti che oggi giorno si sta spingendo sempre più verso una linea biologica, e simbolo di scommessa, per un rilancio del prodotto sia con uno sguardo attento al territorio ma anche con un occhio al mercato estero.

(ph Francesco Pernigo)