Silenziosa Trento la sera… ma a che prezzo?

Federica è una studentessa di 24 anni, da 5 vive a Trento, città che l'ha accolta e di cui lei si è fedelmente innamorata. Le costa caro criticare questa città, la fa sentire ingrata, ma allo stesso tempo non può convivere con il pensiero che la disumanità di cui ha fatto esperienza pochi giorni fa possa verificarsi di nuovo e con peggiori conseguenze.

«Erano le 23.15 di domenica sera e camminavo lungo via Verdi per raggiungere piazza Duomo, in giro nemmeno un'anima viva, quando all'improvviso qualcuno alle mie spalle mi copre la bocca con una mano. Subito penso ad uno scherzo, ma rapidamente realizzo che invece sta succedendo qualcosa di terribile e sta succedendo proprio a me. La mano sconosciuta dalla mia bocca si sposta alla mia gonna ed è allora che penso “Sono morta”».

Federica si impegna a farmi una cronaca dettagliata degli eventi e non tralascia nulla: le sue urla, la giacca dell'aggressore che si allontana correndo, l'indifferenza raggelante di un passante, la disperata corsa in lacrime fino alla casa dove la aspettavano gli amici. Riesce ad essere così oggettiva, nonostante il subbuglio di emozioni che le leggo negli occhi, perchè ha un messaggio molto chiaro da trasmettere: episodi del genere capitano e capitano anche in una città come la tranquilla e silenziosa Trento, definita la città più vivibile d'Italia.

Federica è andata con gli amici dai carabinieri e ha sporto denuncia contro ignoti per molestie sessuali. «Mi è stato risposto che senza certificato medico è più difficile, che le telecamere in centro ci sono, ma sono sgranate, e che di controlli le pattuglie ne fanno pochi perchè c'è poca gente in giro la sera a Trento. All'una di notte mi hanno messa alla porta, sola, disperata».

Se queste sono le risposte che possono arrivare a chi si sente indifeso, allora il coraggio con cui Federica decide di raccontare quanto le è successo è ancora più grande, perchè ciò che davvero le brucia dentro è il disprezzo per l'ipocrisia: «Per fortuna è successo a me, che ho reagito e mi sono difesa, ma non riesco a smettere di chiedermi “E se fosse successo a una ragazza più debole, ad una ragazza più piccola?” Alle undici di sera anche una quattordicenne potrebbe essere sulla via del rientro, magari proprio la quattordicenne figlia di quei cittadini che si indignano per il disagio che gli studenti a quanto pare comportano col loro chiasso. L'amore per l'apparenza, per la quiete serale nel centro di Trento ha portato e porta alla chiusura di tutte quelle attività che invece per chi si ritrova solo per la strada potrebbero rappresentare una sicurezza in più. Lo vogliono capire che imporre il coprifuoco di facciata vuol dire anche incrementare la criminalità

Al calare del sole il centro si spopola e siamo tutti lasciati a noi stessi. Federica mi chiede di raccontare questa storia per esortare tutti a fare più attenzione, per ricordare che la legge del “a me non può capitare” non esiste, nemmeno a Trento.

(Lucia Gambuzzi)