Sanremo 2021: l’ora della polemichetta

La serata delle cover e dei duetti parte molto bene, si affievolisce pian piano e si compie nella delusione della classifica.

di Leonardo Tosi

Buonasera, bentrovati, ci risiamo: Sanremo 2021.
Oggi cerchiamo di andare veloci, ché è tardi e sono stanco di lanciare strali contro Amadeus, Fiorello e il carrozzone che hanno imbastito (no non è vero, Sanremo ha forse piegato la mia resistenza davanti al televisore, ma non la voglia di scoccare frecciatine).

Perché si, la novità che non è tale è che il livello di Sanremo 2021 non sale né scende, sta.
La Kermesse vivacchia, tira a campare, doveva essere l’Evento che tenesse tutta Italia incollata al televisore, alzando un po’ il morale di una popolazione frustrata e semi-rinchiusa, e invece è un banale diversivo. Un LUNGO diversivo: la chiara intenzione di trascinare il trascinabile fino alle due di notte sta assumendo chiaramente i contorni del reato, e le risatine compiaciute dei colpevoli nel perpetrare l’atto doloso non incoraggiano certo l’ammissione di attenuanti.

Terza serata, quindi: è il momento delle cover e dei duetti, le esibizioni in programma sono ventisei, tutto grida SBRIGHIAMOCI e in effetti i diversivi sono pochi.
Sul palco dell’Ariston salgono, in momenti diversi, Antonella Ferrari, attrice affetta da sclerosi multipla che nel suo monologo affronta il tema della malattia e sottolinea la sua gioia nel poter tornare, seppur brevemente, a recitare in un momento come questo; e Donato Grande, campione di Powerchair Football in rappresentanza degli atleti paralimpici italiani, che interviene contro le barriere architettoniche e palleggia con Ibra, suo idolo.
I Negramaro aprono la puntata ricordando Lucio Dalla, nel giorno del suo compleanno, con 4/3/1943, e spiegando a quasi tutti i concorrenti in gara come si fa una cover con l’esecuzione magistrale di Meraviglioso di Domenico Modugno.

Capitolo Ibra: il suo ritorno all’Ariston è sicuramente più positivo rispetto all’esordio, anche se ormai inevitabilmente condito delle solite spacconate; il momento che ci regala insieme a Sinisa Mihajlovic è una bella finestra sulla loro amicizia che ci strappa finalmente qualche sorriso. Peccato quindi per l’indimenticabile (è proprio scolpito nel lobo frontale di tutti i telespettatori che non hanno avuto l’accortezza di girare o mettere in muto) sfoggio di (in)capacità canora cui i due amici si sono prestati assieme ad Amadeus e Fiorello, seviziando senza pietà Io Vagabondo (ciao Augusto, scusa, che ce voi fa’).
E peccato anche per il siparietto-fiori, ricevuti da Fiorello e girati a Ibra senza passare dal via in una potenza di battute machiste, omofobe e insicurezza (quella sì, in atto) abilmente evitata da Rosario con una giocata da campione per sviare l’attenzione.

I fiori, simbolo della Riviera e pietra dello scandalo: già nella prima serata l’opinione pubblica borbottava a mezzo social che dai, i fiori solo alle donne, nel 2021, ma non è possibile. La produzione non ha sentito o ha ritenuto di non dover sentire, e così, in questo giovedì di festa, sono state le cantanti ad armare la rivolta: prima Francesca Michielin li ha donati a Fedez, poi Victoria dei Maneskin li ha girati a Manuel Agnelli, infine Arisa li ha condivisi con Michele Bravi, in una danza che è culminata con un epico momento-meme in cui un Amadeus che proprio non voleva scendere a patti con la realtà ha rincorso una componente della Napoli Mandolin Orchestra che non parlava l’italiano e del bouquet non sapeva nulla (signora, i limoni!™).

Possiamo finalmente occuparci delle canzoni: il carosello di cover è partito alla grande, tanto da illudere tutti che quella di ieri potesse essere una serata di ritrovata grandeur, per poi affievolirsi in una serie di interpretazioni un po’ sciape; pochissimi, comunque, i flop veri e propri.
Per chi scrive, il vincitore assoluto è senza dubbio Fulminacci, che dallo sgabello dietro la batteria ha tenuto il ritmo di Io Penso Positivo (Jovanotti), guidando una truppa completata da Valerio Lundini e Roy Paci ad un risultato entusiasmante: entrati in scena per secondi, hanno settato il livello ad un’altezza inarrivabile per molti.
Da ricordare anche le esibizioni di Maneskin e Manuel Agnelli (Amandoti – CCCP, e come ti sbagli), La Rappresentante di Lista e Donatella Rettore (Splendido Splendente, momento altissimo suggellato dal saluto tra Amadeus e Donatella in dialetto veronese) e Lo Stato Sociale, che maltratta un po’ Non è per sempre degli Afterhours ma inscena un toccante momento dedicato ai lavoratori dello spettacolo assieme ad Emanuela Fanelli e Francesco Pannofino.
Bocciatura per Bugo e i Coma Cose, le cui interpretazioni di Lucio Battisti lasciano piuttosto a desiderare, e Gio Evan, che autografa un momento di spettacolo che lascia quantomeno perplessi.

In chiusura, polemichetta: Ermal Meta e Orietta Berti (dai, seriamente, non far rivoltare nella tomba Sergio Endrigo basta per arrivare al secondo posto?) guidano la classifica di serata, mentre il buon Fulminacci si piazza al quindicesimo posto. Voto dell’orchestra, che delusione: è il costante disaccordo con la classifica di Sanremo esso stesso l’essenza del Festivàl di Sanremo?
Willie Peyote (terzo overall) salvaci tu.