Sanfelice, la sera della prima italiana

Il regista di "Cloro" ci racconta qualcosa di lui e del suo film.

Abbiamo incontrato Lamberto Sanfelice, regista di “Cloro”, presentato al Sundance Festival e al Festival del cinema di Berlino, prima della proiezione del suo film, e gli abbiamo fatto qualche domanda per conoscerlo meglio.

Ci diresti  qualcosa, per cominciare, della tua esperienza estera, a Berlino e al Sundance, e di quella qui a Trento?

La selezione a questi festival è stata per noi una bella sorpresa, anche perché c’è stato molto affetto intorno al nostro film, ed è per noi motivo di grande orgoglio. La prendiamo come uno stimolo ad andare avanti e come un riconoscimento all’amore che tutti abbiamo messo nella realizzazione di questa pellicola. Ci fa molto piacere essere qui a Trento, facciamo vedere il film per la prima volta ad un “vero” pubblico, c’è curiosità per quanto riguarda l’impatto sulla sala.

Ci dici qualcosa sui tuoi maestri, le tue fonti d’ispirazione?

Credo che l’ispirazione sia qualcosa di molto personale, che venga molto da dentro. È chiaro che molti registi del presente e del passato ti indicano la via, ti aprono la testa, ti mostrano spesso anche il coraggio che serve per fare certi film: da questo punto di vista chi è venuto prima di me rappresenta uno stimolo forte che mi dà libertà.

Il tuo film può essere definito un film “d’autore”. Cosa ne pensi del ruolo quasi marginale che il cinema italiano occupa ormai a livello europeo e mondiale?

Credo che in Italia abbiamo quattro o cinque registi che ci sono riconosciuti e invidiati in tutto il mondo, che ci mostrano come sia possibile far viaggiare il proprio cinema. Poi è vero che manca quella fascia intermedia che serve per arrivare all’eccellenza, ma penso che il ragionamento da fare sia un altro: in altri Paesi hanno fatto una scelta diversa dalla nostra, mettendo il cinema al centro e designandolo come principale veicolo di crescita culturale. Io sono stato fortunato, ma per fare cinema ci vuole un sistema che ti aiuti, altrimenti ci saranno sempre degli exploit un po’ solitari.

Un paio di domande pre-visione del film. Questa pellicola è solo un film “di formazione” o c’è dietro una tua visione più generale, un messaggio che vuoi far passare?

Questa è sicuramente una mia visione del mondo, ma un messaggio non c’è, perché credo che il cinema non debba indottrinare lo spettatore, quanto piuttosto chiedergli una partecipazione attiva. Poi l’essenza del film è certamente una storia di crescita, che sta nella lotta di una ragazza che combatte per riprendersi i sogni che le sono stati tolti.

Ultima domanda. La protagonista, Sara Serraiocco, è una rivelazione del cinema italiano: come l’hai scelta?

All’inizio volevo una ragazza proveniente dal nuoto sincronizzato, ma mi sono reso conto di non riuscire a costruire un film come questo con una protagonista che non venisse dal mondo del cinema.  Quando la mia direttrice di casting mi ha presentato Sara ho subito capito che con lei si poteva fare un bel percorso: come vedrai lei riesce a portarsi sulle spalle il film in un modo meraviglioso. Spero che questo possa essere un trampolino di lancio importante anche per lei, essendo il suo primo ruolo da protagonista.

foto: huffingtonpost.it

(di Leonardo Tosi)