Racconti della occupazione: la notte del 31 gennaio 1968

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Racconti della occupazione: la notte del 31 gennaio 1968
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Fa parte della serie

di Anna Kovaleva

Quest’anno si ricorda il 50esimo anniversario dall’occupazione dell’Università di Trento, avvenuta tra il 31 gennaio e il 7 aprile del 1968. Per l’occasione, abbiamo pensato di raccontarvi in prima persona gli eventi che hanno segnato la storia della nostra città in quegli anni. Proponiamo alla vostra attenzione tre brevi interviste, a cadenza settimanale, a Marco Boato, sociologo, giornalista, ricercatore universitario e più volte parlamentare, nonché rappresentante degli studenti presso l’Università di Trento nel 1968.

In questa terza e ultima intervista, Marco Boato racconta della notte del 31 gennaio in cui fu presa la decisione di occupare l’Università di Trento, dei risultati che seguirono la fine dell’occupazione e di cosa sia successo a Trento negli anni successivi al ’68.

Tornando alla notte del 31 gennaio, come si è svolta la discussione che ha portato alla decisione di occupare l’università? Che cosa pensavano gli studenti in quel ’68?

La scintilla che ha portato a prendere una decisione così radicale fu una contestazione che alcuni studenti fecero nei confronti dell’allora direttore dell’Istituto, Mario Volpato, molto chiuso dal punto di vista politico e accademico, lo stesso che aveva chiamato la polizia l’anno prima per sgomberare le iniziative sul Vietnam. Questa contestazione portò alla convocazione di un’assemblea nel tardo pomeriggio del 30 gennaio del 1968, nel corso della quale gli studenti hanno deciso che era arrivato il momento di dire basta all’autoritarismo accademico e di reagire. Quindi ci fu la proposta di occupare la facoltà. Nessuno credeva che avremmo occupato la facoltà per 2 mesi e 7 giorni, perché le altre due occupazioni erano durate soltanto 18 e 17 giorni. La discussione, lunga molte ore, si concentrò sugli scopi dell’occupazione: quali gli obiettivi degli studenti e gli obiettivi locali rispetto all’autorità politica e accademica, nonché gli obiettivi nazionali e internazionali rispetto ad altri movimenti studenteschi. Questa discussione fu molto accesa, per ore discutemmo e ci confrontammo su diversi temi. Occupare non era un atto violento, ma era un atto illegale, era interruzione di pubblico servizio, infatti fummo tutti denunciati, anche se poi ci fu un’amnistia.

Verso le 3 di notte stendemmo una mozione politica contenente diversi punti. Il primo era una carta rivendicativa in cui gli studenti auspicavano una diversa impostazione del piano di studi, un diverso rapporto tra studenti e docenti, la richiesta di avere un’aula come sede del movimento studentesco (l’attuale aula Kessler). Le nostre richieste non erano richieste rivoluzionarie, erano richieste che al giorno d’oggi parrebbero quasi normali. La dimensione più “rivoluzionaria” era forse la dimensione politica nazionale e internazionale, perché nel documento che votammo quella notte c’era la continuazione della mobilitazione contro il piano Gui (il disegno di legge 2314) che era ancora in discussione in Parlamento, ci furono riferimenti alla lotta anticapitalistica per cominciare già a rapportarci con la classe operaia italiana; ci furono riferimenti all’antiimperialismo, non solo alla guerra in Vietnam, ma anche a tutte le guerre anticolonialiste che c’erano. Non bisogna dimenticarsi che l’Europa di allora non è quella di oggi. Al di là dell’esistenza del muro di Berlino, in Spagna c’era ancora in franchismo, in Portogallo il governo autoritario di Salazar, c’era stato il colpo militare in Grecia, anche in Francia c’era un regime molto forte, quindi Italia era circondata da regimi autoritari.

In quella discussione è entrato un po’ tutto in argomento, però lo sbocco finale era: occupiamo per chiedere che cosa qui a Trento? Lo ottenemmo soltanto alla fine di marzo nel rapporto con la nuova autorità accademica, non più Volpato, ma Boldrini, Bobbio e Andreatta che furono dialoganti con gli studenti. E quindi una delle peculiarità di Trento è che, mentre nel resto d’Italia i rettori chiamavano la polizia per sgomberare l’Università anche dopo alcuni giorni, a Trento il potere politico locale criticava il nostro movimento, ma allo stesso tempo aveva uno sguardo agli avvenimenti che animavano l’intera Europa in quegli anni. Tutto ciò grazie soprattutto a Bruno Kessler, il quale affermava che è la gioventù del mondo che sta cambiando. Quindi noi trovammo una risposta non repressiva, bensì riformista: voi studenti volete cambiare? Bene, vi sfidiamo a vedere come si fa a cambiare. E quindi questo portò all’accordo con il comitato ordinatore del 31 marzo 1968. “Gli studenti ci hanno fatto proposte ragionevoli e noi le abbiamo accolte”, disse il presidente del comitato.

In seguito a tale accordo, nacque a Trento un’esperienza che va sotto il nome di Università critica che caratterizzò l’anno accademico 1968-1969: l’autorità accademica resta autorità accademica, ma accetta di cogestire e di discutere con il movimento studentesco l’impostazione dello studio, dei corsi, le bibliografie, lo spazio per i seminari ecc. L’esperienza dell’Università critica durò un anno e mezzo, ma fu un unicum a livello mondiale. Un anno e mezzo solo perché dopo questi eventi Trento era diventata famosa e vi arrivò una massa ingovernabile di studenti da tutt’Italia e la cogestione divenne piuttosto difficile.

A partire dal ’69 il clima politico mondiale iniziò a cambiare. In Italia iniziò la strategia della tensione, c’era stata la prima strage di Piazza Fontana nel ’69, cui seguirono tentativi di colpo di stato e altre stragi, il clima politico era diventato molto più rigido, chiuso e di contrapposizione che si è riflesso anche a Trento. Trento ha conosciuto un terrorismo di destra, ma, a differenza di altre città italiane, non ha mai conosciuto un terrorismo di sinistra grazie all’esistenza di un forte movimento studentesco e operaio. Trento non ha mai conosciuto il terrorismo di sinistra e questo fu una delle prerogative più belle di questa città.

L'audio integrale dell'intervista è disponibile nel box.

Le due interviste precedenti sono disponibili ai seguenti link:

http://www.sanbaradio.it/content/racconti-della-occupazione-il-1968-trento-0

http://www.sanbaradio.it/content/racconti-della-occupazione-il-1968-universit%C3%A0-e-fabbrica