Popoli in fuga e foreste che cadono

Storie di migranti ambientali

di Giulia Nicoletti 

Ieri 29 novembre si è tenuta presso la sede SAT di Trento la conferenza “Popoli in fuga e foreste che cadono”, l'ulimo incontro della rassegna “In viaggio” che la SAT ha dedicato al tema migrazioni.

La SAT, che sin dalla sua fondazione si è fatta portavoce e promotrice di iniziative solidali, ha in quest'occasione collaborato con il Centro Astalli di Trento per riflettere, nel corso della serata, sul fenomeno delle migrazioni indotte dai cambiamenti climatici.

Il primo ospite a prendere la parola è stato Andrea Cagol di Cinformi Immigrazione, che ha subito messo in luce la difficoltà nell'affrontare un tema, quello delle migrazioni per motivi ambientali, che gode ancora di pochissimo spazio nella letteraura scientifica. É paradossale – sostiene Cagol – che ad una crescita consistente della sensibilità collettiva per la questione dei cambiamenti climatici, non risponda un'altrettanta attenzione alle persone che ne subiscono le conseguenze in maniera diretta. I migranti ambientali sono dunque soggetti potenzialmente invisibili, a maggior ragione se si tiene conto del fatto che ancora non godono di una protezione giuridica similare a quella dei rifugiati. A questa mancanza sta cercanodo di supplire Carta di Roma, nome con cui è noto il testo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti: esso sottolinea come ad oggi non esista un protocollo legislativo di carattere internazionale adeguato a questa categoria di migranti, per il fatto che le cause ambientali delle migrazioni non sono riconosciute dal diritto internazionale. Eppure le statistiche prevedono un aumento del +57% nei prossimi 10 anni nelle richieste d'asilo per cambiamenti climatici.

La parola è poi passata a Stefano Graiff, presidente del Centro Astalli di Trento, associazione gesuita che si impegna a sostenere i rigugiati sul territorio trentino. Il motto del Centro Astalli – ha illustrato il presidente – si compone di 3 verbi: accompagnare, servire, difendere, ed è ciò che gli operatori del centro applicano nel cercare di costruire una cultura diversa, improntata all' accoglienza. Ciatando papa Francesco, Graiff ha sottolineato come in un mondo che abbonda di informazioni, accessibili facilemente grazie a media e social network, siamo ancora poco informati su ciò che succede, soprattutto su un tema delicato come quello delle migrazioni. Farsi fuorviare da titoli clickbait e notizie poco accurate è facile proprio perché quella di oggi è una cultura che non sa più approfondire. Raccontare storie di emigrazione diventa dunque fondamentale: significa andare al di là della statistica, dei dati sul giornale che tanto spaventano, per arrivare a comprendere che dietro ai cambiamenti ambientale che spingono così tante persone ad emigrare, c'è una responsabilità anche nostra, di anni e anni di sfruttamento. È solo andando alla radice delle informazioni di cui siamo bombardati e ricercando le cause che possiamo riappropriarci della capacità di saperci indignare.

È poi intervenuta Angela Tognolini, operatrice legale del Centro Astalli, che ha presentato un progetto da lei ideato con la collaborazione dell'ente: una raccolta di racconti, nati sulla base delle storie con cui negli anni di operato nel centro è venuta in contatto. I primi tre racconti, letti personalmente da uno dei ragazzi assistiti dall'associazione, verranno pubblicati sul prossimo numero di Vita Trentina, il cui presidente, presente in sala, ha preso la parola auspicando che la collaborazione con il centro possa continuare su questa strada.

Ha chiuso l'incontro Massimo Comaz del Comitato Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), il quale ha illustrato brevemente l'attività dell'associazione. Nata nel 1982, essa si è posta fin da subito l'obiettivo di attivare iniziative di solidarietà sociale: uno degli aspetti con cui ha a che fare oggi è quello delle migrazioni. Riprendendo il nome del comitato, Comaz ha osservato come parlare di comunità oggi, in una modernità fatta di individui, sia estremamente difficile e come l'accoglienza, che si basa sull'accettazione della diversità, sia un valore tenuto poco in considerazione nella società di oggi. Il CNCR crede però che sia responsabilità di ogni individuo dare un contributo alla costruzione della comunità, che è così fondamentale nell'offrire assistenza nei momenti di fragilità. Facendo riferimento ai recenti disastri avvenuti in Trentino, Comaz ha ricordato quanto questa fragilità sia subitanea, e che l'accoglienza che si offre è quella di cui un giorno ognuno potrebbe avere bisogno.

Gli interventi dell'udiotorio hanno infine riportato l'attenzione sulle voci dei migranti, sottolineando come queste spesso manchino nella narrazione degli eventi, pur essendo fondamentali per la piena comprensione del fenomeno migratorio.

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