Parigi vista da chi c’era (1/2)

Intervista a Giulio Faronato e Michelangelo Matteoda

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Parigi vista da chi c'era (1/2)
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Fa parte della serie

Giulio Faronato è uno studente di giurisprudenza dell’Università di Trento e in questi giorni si trova a Parigi, in erasmus.

E' stato intervistato da Francesca Re nel corso della nona puntata della quarta stagione di Burro d'Arachidi.

 

Il tutto è partito quando ieri sono andato al Pompidou in biblioteca verso le nove e mezza per un’ultima scappatella a prendere le foto di un libro che dovevo studiare oggi. Non volevano farmi entrare perché ero super in ritardo ma ho fatto veloce e sono uscito che era già tardi e per questo motivo mi sono subito fiondato in metro. Come sono uscito dalla metro mi sono subito arrivati una raffica di messaggi dai parigini, soprattutto dal responsabile del master che sto seguendo qui che ha il fidanzato che è poliziotto, in cui si diceva che tutti dovevano andare a rintanarsi in casa.

Quindi dove ti trovavi tu?

Ho preso la metro all’Hotel du Ville e quando mi sono arrivati i messaggi la metro numero 2 stava uscendo per arrivare a Pigalle e il cellulare ha cominciato a prendere. Questi messaggi facevano anche paura perché erano tutti Giulio dove sei? Rifugiati in casa! Hai sentito il disastro?

Io in realtà non mi ero accorto di nulla se non che ad un certo punto le strade si sono totalmente svuotate. A quel punto sono andato da una mia amica che abitava lì vicino ed è cominciato il bum di informazioni da parte della radio, della televisione. Abbiamo cominciato a sentire sirene che sono andate avanti fino al giorno dopo.

Da quel momento è stato un continuo flusso di informazioni tra quelli dell’università che cercavano di informarmi, tra le persone che abitavano lì vicino e noi che cercavamo di rintracciare i nostri amici. Anche perché Republique è una zona dove spesso si va la sera e sapevamo di un sacco di nostri amici che erano là e cercavamo di capire se erano dentro al locale, se erano in Rue de Charonne o de Voltaire, ma fortunatamente nessuno era nei paraggi.

Quindi tu sei riuscito a trovare riparo da questa amica e fino ad oggi non sei riuscito a tornare a casa?

No infatti. Ieri sera dopo che la situazione sembrava si fosse calmata, che avevano fatto irruzione nella sala dei concerti, le metro erano ferme e hanno sconsigliato di uscire. Così mi sono fermato a dormire da lei e questa mattina quando ci siamo svegliati, a parte che abbiamo dormito pochissimo perché abbiamo seguito la vicenda fino alle quattro,  c’era scritto che la metro aveva ripreso ad andare a eccezione di alcune fermate.

La zona degli attentati faceva un po’ da muro alla zona dove abito io che è il XX arroundissement e lo separava da dove ero che è il quartiere di Pigualle, la zona di Montmartre per intenderci.

C’è chi dice, anche i media in Italia, che nell’ultimo periodo, negli ultimi giorni c’era già stata un’intensificazione della presenza delle forze dell’ordine. Tu hai notato questa cosa in città?

Di forze dell’ordine ce ne sono sempre tantissime. Parlare di intensificazione non so se è adeguato perché comunque noi, almeno io ormai ho fatto l’abitudine a essere controllato cinque o sei volte al giorno su cosa ho nello zaino, e ad esempio all’università, io studio a Parigi XIII, tutte le mattine dobbiamo aprire lo zaino, dimostrare che siamo studenti. Io non mi sono accorto di un’intensificazione delle forze dell’ordine perché ormai abbiamo fatto l’abitudine a essere controllati ovunque.

Purtroppo, sempre parlando del contesto nazionale nostro, ci sono state delle reazioni populiste e di pancia a questo tipo di attentato, mentre i media francesi hanno mantenuto un profilo molto più corretto a detta di tanti, nel giudizio, quindi non associare un atto come questo all’appartenenza religiosa eccetera. Tu che approccio vedi da parte della città?

Questa è una cosa che invidio molto ai parigini e alla Francia stessa, nel senso che hanno tenuto un profilo molto basso nei confronti dei soggetti che sembrano essere stati terroristi. Non hanno dato appartenenza religiosa o nazionalità e questa è una cosa che noi italiani dovremmo imparare. Io stesso ho cominciato su Facebook a cercare di sensibilizzare gli italiani che hanno appoggiato i politici un po’ più populisti, che sono andati subito a cercare l’onda dei tweet e retweet scrivendo cavolate o cose che non esistevano.

La cosa che mi ha dato più fastidio è che già ieri sera su alcune testate si leggeva attacco da parte dell’Isis, in maniera scorretta perché invece non era ancora stato rivendicato ma c’erano solo alcune persone che inneggiavano all’Isis. Invece mi sono piaciuti molto i parigini super attivi che questa mattina erano nelle strade a donare il sangue, a portare i fiori e non si sono fatti fermare. Soprattutto non credo che ci sarà nessuna rivolta del tipo che non si mangia più kebab per andare contro alle appartenenze religiose.

 

 

Michelangelo Matteoda, studente dell’università di Milano ed ex collaboratore di Sanbaradio che in questi giorni si trova a Parigi per una serie di conferenze.

E' stato intervistato da Francesca Re nel corso della nona puntata della quarta stagione di Burro d'Arachidi.

 

Ieri sera verso le dieci e mezza undici, ero in un bar con una mia amica e le notizie hanno incominciato a circolare per i giornali, per le televisioni che appunto c’era stato questo attentato, però all’inizio come sempre le notizie non sono molto precise, quindi si parlava di ostaggi presi ma non si avevano dei numeri e soprattutto si parlava solamente di una zona. Noi vedendo questa notizia ci eravamo un po’ spaventati ma eravamo rassicurati dal fatto che fosse in un’altra zona. Dovevamo andare da un’altra parte per una festa e abbiamo deciso di provare ad andarci lo stesso. Ad un certo punto amiche francesi hanno cominciato a chiamarci e a dire che c’era casino, sparatorie per le strade, e da una zona che era sono diventate sei aree differenti della città.

Quando stavamo salendo in metro siamo rimasti alla fermata anche a parlare con la gente per cercare di capire cosa stava succedendo, perché ovviamente c’era un sacco di apprensione e tanti come noi non se la sono sentita di prendere la metro.

Al di là delle comunicazioni che sono arrivate da amici, conoscenti, parenti, a livello di città, come è stata organizzata la cosa? Ci sono state delle comunicazioni ufficiali?

La maggior parte delle notizie su tutte le televisioni erano di cercare di rimanere in casa e la comunicazione ufficiale ha cominciato a girare anche sui social. Per quanto riguarda la città, oggi, era deserta la mattina e il pomeriggio un pochino meglio ma la situazione è ancora molto tesa.

Tu eri partito per un breve periodo, sei a Parigi di passaggio giusto?

Ero per una serie di conferenze al parc de la villette, che è anche vicino al X arroundissement, che è appunto una delle aree di Parigi più colpita. Infatti ho conosciuto gente che è stata molto più coinvolta perché abita in quella zona: un’amica mentre tornava a casa ha visto queste cose a 100 metri di distanza.