L’orso M49 spaventa di nuovo…la Provincia

Il noto orso si sveglia dal letargo: un riassunto delle vicende che lo hanno coinvolto fino ad ora

di Lorenzo Saviane

Siamo tornati a parlare di lui da poco, non sentivamo sue notizie da molti mesi d’altronde e sinceramente cominciava a preoccuparci. L’inverno sta finendo anche se c’è ancora molta neve sulle cime che circondano la città di Trento. Se non fosse per il coronavirus dovremmo ammettere che saremmo tutti sulle piste. Con la fine della stagione a finire è il letargo e chi ritorna alla ribalta?  Ma è proprio l’orso, che si risveglia dal riposo invernale e…fa l’orso: mangia, bazzica qua e là e ogni tanto gli viene la voglia matta alla “Yoghi” di offrirsi uno spuntino regale visitando qualche fattoria nei paraggi.

Ma la sua vicenda è ancora più strana, non comincia ora, anzi questo è il momento buono per riprendere i lavori dopo aver ripreso fiato. Le province si mobilitano e confidano nel poter magari applicare quella vecchia ordinanza datata 1 Luglio 2019 con cui la provincia di Trento, già guidata da Maurizio Fugatti, aveva ordinato la “cattura e captivazione permanente” per catturarlo e chiuderlo in un recinto “protetto”.

Il nostro Papillon era già stato catturato nell’ormai lontano 27 Agosto 2018 al fine di monitorare i suoi spostamenti. Grazie a quella cattura si riuscì a risalire a chi stava causando “numerose predazioni di bovini, equini ovi-caprini, suini e avicunicoli” e “tentativi di penetrazione in caseifici e stalle di malghe nell’area Renana-Giudicarie”, come si lamentava la provincia. In totale il suo comportamento aveva causato in quei pochi mesi del 2018 il 27% dei danni causati da orso registrati nella provincia di Trento, calcolati in 31.200 euro, insomma questo orso “problematico dannoso” ci aveva appena fatto perdere un bella cifra.

Gli addetti avevano anche provato a lasciarlo stare mettendo qualche trappola di dissuasione per allontanarlo da alcune aree. Lui è sempre riuscito ad evadere, fatti che a fine luglio hanno portato le autorità a dichiarare che “il suo comportamento rendeva difficile intervenire in moto tempestivo ed efficace”.

Si pensi che era cominciata dal 22 Febbraio 2019 una lunga relazione a distanza tra la provincia di Maurizio Fugatti e il Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, e per conoscenza all’Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale – chiedendo di poter procedere con un’ordinanza di cattura del plantigrado. La questione si è tirata per le lunghe e le due parti non si capivano bene: uno continuava a ripetere come le tecniche di dissuasione utilizzate fossero inefficaci contro l’orso, l’altra prendeva tempo – forse anche troppo – per rispondere alla questione. L’ENPA nel frattempo stava già protestando contro la possibile ordinanza della provincia trentina denunciando il frequente uso di “ordinanze last minute…prive di fondamento scientifico” e “motivate da ragioni propagandistiche e di ricerca del consenso”.  

Alla fine l’ordinanza viene emanata – è il 1 Luglio 2019 – ed “è necessario un intervento urgente” stringeva Maurizio Fugatti. Finalmente il 14 Luglio 2019 in tarda sera arriva la notizia “catturato il pericoloso orso M49!”.La mattina dopo grandi preparativi per la conferenza stampa, sono tutti pronti ma il clima è teso, i politici sudano freddo e rivelano che l’orso in realtà nella notte è riuscito a fuggire, scavalca un muro di otto metri (!) e scivola tra i fili elettrificati che sovrastano le mura (!!). È libero di nuovo. Come se non bastasse questa volta gli è scivolato pure il collare per il radiocontrollo (ah no, glielo avevano tolto una volta lasciato nel Casteller, tanto è protetto). Una figuraccia della provincia, e anche bella grossa, anche perché il nostro Papillon ha ricominciato a girare in nuove zone più antropizzate.

Claudio Groff – capo del Dipartimento grandi carnivori della provincia di Trento – era stato intervistato da Repubblica che aveva anche osato la domanda se fosse necessario, giunti a questo punto, sparare all’animale direttamente. Mai risposta fu più vaga: “dipenderà dalla situazione”. Questo ha sollevato un polverone: Fugatti doveva tutelare la sicurezza dei suoi cittadini, d’altronde era uno dei motti portanti della politica della Lega, mentre il Ministro dell’Ambiente è intervenuto a gamba tesa, doveva modulare il tutto. “nessuna istruttoria fin qui elaborata dagli uffici dell’Ispra ha mai valutato il tema dell’uccisione dell’esemplare” tuonava Sergio Costa. Anche l’ENPA aveva radrrizato il tiro e anzi se n’era uscita con un nuovo hashtag #Salvinisalvalorso, insieme ad altre associazioni ambientaliste come Lac  (Lega abolizione caccia). Si sottolineava come il caso del afamigerto orso rientrasse in un progetto più grande, il Life Ursus, cominciato già negli anni ’90 per ripopolare il territorio di orsi, specie quasi a rischio, importandoli dalla Slovenia. Il progetto pare abbia avuto troppo successo per i gusti della provincia però.

La regione Abruzzo aveva anche offerto una proposta di adozione per dargli un’altra chance, seppur in cattività. Poco dopo però lo scagionato galeotto si ritrova in Alto Adige, nella provincia di Bolzano; scatta qualche allarmismo e il presidente della provincia Arno Kompatscher dichiara valide le stesse misure che erano già state prese dalla provincia trentina. L’ostacolo non cambia, c’è sempre bisogno dell’approvazione dell’Ispra per poter attivare queste misure e il presidente della provincia di Bolzano era intervenuto in modo diverso. Fondandosi su presupposti di sicurezza e incolumità pubblica, infatti, incaricava le autorità della provincia di attuare le medesime misure, che evitava di lasciarlo tra le grinfie dell’Ispra.

La storia non finisce qua, ma l’attenzione sull’orso cala e anche le province cominciano a lasciar scorrere la faccenda per cercare di dimenticare le brutte esperienze. Non si fa il suo nome per alcuni mesi e tutto sembra sotterrato ormai, qualcuno fa ancora qualche scherzo ricollegandolo ai “milioni della Lega” ma il suo momentum da meme era già passato, conclusosi con quella calda e torrida estate d’agosto che ci ha prosciugato le energie e con le prime brezze fresche di settembre ce ne siamo anche dimenticati e Papillon è tornato in letargo senza più dare fastidio alcuno.

Pochi giorni fa però il principino s’è svegliato ed è stato notato da qualcuno perché ha perso il pelo ma non il vizio – manco fosse un lupo – e ha disturbato un’altra stalla, ha spaventato un escursionista vicino a Trento e ora vaga in Val di Fiemme diretto chissà dove. L’ordinanza è ancora valida e le autorità lo stanno ancora cercando. Lo stesso assessore all’agricoltura di Bolzano Arnold Schuler, ha chiesto la collaborazione di tutti i cittadini per riuscire a trovarlo perché, essendo sprovvisto di radiocollare la sua presenza può essere segnalata dai cittadini al numero 3666643887.

 

fonte immagine: gardapost.it