L’Estetica dell’islam a lettere

Di Matteo Breda

Mercoledì 19 ottobre, sotto l’organizzazione della professoressa Alessandra Galizzi, si è tenuta nella facoltà di lettere la conferenza “Islam: Arte ed Estetica”; i relatori d’eccezione sono stati i professori Giovanni Curatola e Massimo Campanini, docenti rispettivamente di Archeologia e Storia dell’arte musulmana ad Udine e di Storia dei paesi islamici presso il nostro ateneo.

L’obiettivo della conferenza? Sperimentare una visione più profonda di quella con cui quotidianamente viene considerata l’arte di stampo islamico, dall’architettura delle moschee alla letteratura dei testi sacri. Una discussione che, però, ha innegabilmente lavorato anche nella direzione di un altro obiettivo, che può essere riassunto nelle parole del prof. Campanini: “Far capire che l’islam non è l’Isis”.

Noi di Sanbaradio, a tal proposito, ne abbiamo approfittato per rivolgere un paio di domande alla professoressa Galizzi:

“Ritiene importante organizzare conferenze di questo tipo, soprattutto in un periodo come questo di diffidenza verso l’Islam?”

“Assolutamente: proprio per questo ho preso tale iniziativa; soprattutto a Trento, la città in cui già il concilio del  1563 aveva sancito come l’arte religiosa non solo fosse legittima, ma anche necessaria. E per di più, proprio in un ateneo che ospita corsi di Beni Culturali, è necessario comprendere che l’immagine di un Islam intollerante, ‘che distrugge’, sia un’immagine parziale”.

“Per quanto riguarda lo svolgimento di corsi relativi all’arte e alla filosofia estere, e, in questo particolare caso, mediorientale, crede ci sia ancora strada da fare nell’università di Trento?”

“Penso che, a questo proposito, il corso di storia dei paesi islamici del professor Campanini sia esemplare, e spero possa continuare. Il corso di laurea in Beni Culturali, del resto, ben si aprirebbe ad insegnamenti di storia dell’arte islamica, piuttosto che fiamminga, o comunque extraeuropea: purtroppo dobbiamo confrontarci con i problemi che da sempre affliggono ogni università, ovvero che, spesso, mancano i docenti e le risorse persino per coprire i corsi che dovrebbero essere canonici”.