Lectio magistralis di Sang-hyun Song

The International Criminal Court and its current challanges
Con la lectio magistralis di questa mattina, presso l'auditorium a Lettere, si è aperto il secondo semestre della Scuola di studi Internazionali. A parlare, introdotto dalla rettrice Daria de Pretis, è stato Sang-hyun Song, presidente dell'International Criminal Court: la corte penale internazionale, il cui giudizio compete genocidio, crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
"The International Criminal Court and its current challanges" era il nome di quest'incontro, e infatti dopo una digressione storica sulla nascita della corte (databile 1998 con lo Statuto di Roma, ma la cui gestazione prende le mosse dagli anni della Guerra Fredda) e sui giudizi che sono ora in corso, il presidente Song si è concentrato sulle sfide che l'ICC deve affrontare per essere effettivamente uno strumento di giustizia operativo ed efficace: come si consilia il bisogno di rimedi giuridici per crimini così atroci con il carattere sussidiario della corte? Come può raggiungere il proprio obiettivo di universalità, fintantochè potenze così importanti come Stati Uniti, Cina e Russia non vi aderiscono?

Una lezione chiara e ben strutturata, che nonostante il tono talvolta retorico e paternalistico del giudice sudcoreano (ne sono stati un esempio i racconti sulla sua infanzia durante la guerra, e al finale "il futuro è nelle vostre mani", frase che riesce a mettere a disagio tutti coloro cui è indirizzata), è stata apprezzabilie per l'onesta con cui ha saputo riconoscere i limiti e il lungo percorso che la corte penale internazionale deve percorrere per raggiungere il difficile ruolo che è chiamata ad assolvere.


(A.S.)