La Presidente Boldrini porta i diritti umani al Festival dell’Economia

La sfida della globalizzazione dei diritti umani

(Foto di Alberto Gianera)

«La sovranità degli stati può essere messa in discussione per difendere la dignità della persona? Se sì, come?» Questi gli interrogativi al centro dell'intervento del presidente della Camera Laura Boldrini, ieri sera al Festival dell'Economia di Trento. La Boldrini ha portato al Festival, quest'anno dedicato al tema delle sovranità in conflitto, la sua esperienza in campo umanitario.

In un mondo ormai economicamente globalizzato, l'Europa e l'Italia non possono rinunciare alla sfida della “globalizzazione” dei diritti. Non è soltanto l'internazionalizzazione a livello economico ad aver modificato gli equilibri della società: le migrazioni e l'avvento delle nuove tecnologie rendono sempre più evidente quanto i confini fra gli stati siano sempre più labili.
E l'Italia, fino a questo momento, non ha saputo reagire adeguatamente a questi cambiamenti.
I migranti sbarcati in Europa, spesso in fuga da paesi in cui sono soggetti a violazioni dei loro diritti fondamentali, sono rimasti a lungo senza riconoscimento giuridico e tutt'oggi ricevono trattamenti molto diversi da paese a paese. In Italia si è fatto negli ultimi anni un uso ideologico e strumentale del fenomeno dell'immigrazione, bollando come “clandestino” chiunque arrivi sulle nostre coste con mezzi di fortuna e procedendo a respingimenti indiscriminati, condannati da parte della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
La soluzione, nelle parole della presidente, sta in un rafforzamento politico dell'Europa. Gli stati non devono temerne l'ingerenza, ma, anzi, devono vedere gli organismi internazionali come garanti, specialmente di fronte alle vicende di violazioni dei diritti umani che sono avvenute e continuano ad avvenire dentro e fuori i confini europei.
Con la vicenda della crisi greca abbiamo assistito ad una cessione di sovranità in materia di bilancio, ma agli organismi internazionali è mancata una legittimazione politica. L'opinione pubblica percepisce ormai l'Europa quasi esclusivamente come austerity e tagli. Serve invece un'Europa altrettanto rigorosa nell'applicazione delle sanzioni contro chi viola la dignità delle persone, con istituzioni sovranazionali più solide e rappresentative; un'Europa dei diritti che non si sottometta esclusivamente alla finanza.
Il primo passo di questo processo è un'assunzione di responsabilità rispetto a ciò che avviene nel mondo: l'internazionalizzazione economica ha condotto all'arricchimento delle industrie occidentali a spese di lavoratori sfruttati in altri luoghi del pianeta. La globalizzazione economica deve invece corrispondere ad una diffusione globale dei diritti. L'Europa ha il compito di sostenere la penetrazione di questi valori con la formazione e il dialogo, in primis con i paesi affacciati sul Mediterraneo, nostri interlocutori naturali e protagonisti, in questi ultimi anni, di grandi mutamenti politici, come la “Primavera Araba”. Conoscere i nostri vicini significa capire e coltivare le risorse culturali ed economiche che queste realtà possono mettere in gioco.
L'Italia in questo processo può e deve giocare un ruolo fondamentale, ponendosi l'obiettivo di fare da traino. E' accaduto in questi giorni con il sì della Camera alla Convenzione di Istanbul, a proposito della prevenzione della violenza sulle donne, di cui l'Italia è tra i primi promotori.
In questo contesto ha un ruolo determinante il sistema dell'informazione, a cui la Boldrini rivolge una critica: «Troppo spesso è l'ultima battuta del politico a fare scalpore. Si perdono così di vista le grandi questioni sul futuro dell'Europa e delle nuove generazioni.»
L'auspicio è quello di recuperare fiducia nell'Europa delle idee e di avere il coraggio di uscire dall'immagine statica dell'Italia, guardando al futuro con una prospettiva di lungo termine.

E.O.