Intervista al libraio

Abbiamo posto qualche domanda a Davide Ruffinengo, che ci ha intrattenuti al Café de la Paix con la sua insolita ed appassionante presentazione Il libraio suona sempre due volte.

 

Ciao, Davide! Grazie per la tua interessante proposta! Il servizio che offri è sicuramente curioso: invece di aspettare che i clienti entrino in libreria, sei tu ad andare dai potenziali acquirenti e a consigliare loro i libri su misura per le loro esigenze in un dato momento. Questo richiede, da parte tua, una notevole preparazione letteraria: come sei arrivato a svolgere questo mestiere e come riesci a stare al passo con la ricchissima produzione letteraria dei nostri giorni?

Quello del librario è un lavoro di studio. Spesso ci si limita a considerare unicamente il lato commerciale del mestiere del libraio e si sottovaluta l’impegno che occorre dedicare allo studio e alla ricerca, impegno che poi va a occupare il tempo libero. La libreria non ti lascia tempo per leggere, quindi il libraio deve sacrificare il proprio tempo libero: io non ho hobby, non faccio altro se non leggere e studiare!

 

Durante la presentazione hai sfatato il mito della decadenza della lettura a causa della mancanza di tempo: se sei tu il primo ad avvicinarti ai lettori con il libro giusto, allora il libro continua a vivere. Tuttavia è innegabile che il terzo millennio, segnato da Internet, e-books e Facebook, cambi il modo di approcciarsi alla lettura. Come spieghi il calo delle vendite nel mercato dei libri, e come risolverlo secondo te?

Leggere è faticoso: siamo in una civiltà che privilegia l’immagine, la velocità: la lettura non è né l’una né l’altra. Leggere è un lavoro silenzioso e faticoso, soprattutto per chi non c’è abituato. Sempre meno persone hanno voglia di far fatica, senza contare che la tecnologia esercita un grande fascino: lo smartphone sempre in mano occupa tempo che potrebbe essere dedicato alla lettura: io stesso mi sono imposto un limite al tempo da dedicare a Twitter!

 

La tua proposta ricorda, in certi aspetti, quella di un famoso libro pubblicato l’anno scorso, Curarsi con i libri. Questo libro suggeriva di guarire le problematiche più varie somministrando, come fossero medicine, grandi romanzi di tutti i tempi. Pensi che la tua idea possa essere assimilata a quella della Berthoud e la Elderkin?

Sì, di certo sono simili. Ma, mentre il caso di Curarsi con i libri era quasi terapeutico, la mia idea vuole essere più informale, o meglio più giocosa e divertente: più che legata a un malanno vuole essere legata a uno stato d’animo. Il dialogo col lettore è lo strumento d’eccezione del libraio per essere precisi nella risposta. Mi piace poi sempre dare sempre più di un’opzione: non esiste sempre un libro solo per ogni persona in ogni momento, fra più libri ogni lettore ne trova almeno uno indicato per ogni occasione. È una proposta ottima, poi, per chi vuole fare un bel regalo!

 

Ultima, difficile, inevitabile domanda: se esiste un libro indicato per ogni persona in ogni momento, qual è il tuo libro ora? Che libro avrai sul comodino questa sera?

Come momento significativo nella mia vita, ora sto attraversando la paternità ed esplorando il rapporto padre- figlio: direi, quindi,  La strada, di McCarthy, che mi vien voglia di rileggere, grazie alla tua domanda! Come libro più precisamente del momento, un libro che cito più che posso, direi l’opera di Fabio Stassi (che, tra l’altro, ha curato l’edizione di Curarsi con i libri!), che per Minimum Fax ha scritto Holden, Lolita, Zivago e gli altri. Si tratta di una piccola enciclopedia di personaggi letterari, un’idea geniale in cui 200 personaggi della Weltliteratur si raccontano in prima persona. Un vero bagno letterario!

 

(B.J.B.)