Giovani ricercatori in cerca di asilo

Lo aveva già denunciato Alexander Schuster, presidente di ADI Trento dal 2009 al 2012: «E’ il peggior statuto d’Italia, l’unico a negare ogni rappresentanza a dottorandi e a non valorizzare i giovani ricercatori.» La sua indignazione lo condusse a dimettersi irrevocabilmente, sdegnato da istituzioni che facevano finta di ascoltare, ma che in realtà avevano già le idee chiare.

Oggi l’associazione è interamente rinnovata ed è rappresentata da Viola Galligioni e dalla vicepresidente Chiara Bongiorno, rispettivamente borsista al Centro di biologia integrata e dottoranda in studi giuridici. Negli ultimi sei mesi la situazione non è migliorata, anzi. «Non solo questo statuto – dice Viola Galligioni – non ci dà alcuna rappresentanza, ma il regolamento generale recentemente approvato non ha nemmeno voluto istituire quella consulta rappresentativa di dottorandi, assegnisti e ricercatori a tempo determinato con cui si pensava di sistemare la cosa.»

A questo punto quella che sembrava una provocazione della primavera scorsa, secondo cui i giovani docenti e ricercatori avrebbero dovuto chiedere asilo agli studenti, sta diventando amara realtà. L’ADI ha infatti chiesto ai candidati di una lista studentesca, l’UDU – UniTiN, di farsi portavoce tramite i propri eletti anche delle esigenze di chi ha imboccato la strada della ricerca e che gli studenti già conoscono perché fanno parte del loro corpo docente ed esaminatore.

Può sembrare un paradosso, ma è la cruda realtà. Nel giro di pochi anni all’Università di Trento i dottorandi sono passati da una situazione in cui avevano due propri rappresentanti in cda a quella in cui ne era residuato uno solo, fino ad arriva ad oggi, in cui non solo non hanno alcun rappresentante, ma viene loro negata anche la possibilità di votare insieme agli studenti. I dottorandi, considerati in tutta Europa e dallo stesso ordinamento italiano come studenti del cosiddetto terzo ciclo (il dottorato), a Trento pagano anche la tassa per il diritto allo studio, come tutti gli altri studenti. Però l’interpretazione del rettorato è che non sono studenti e quindi alle elezioni studentesche del 27 e 28 novembre non possono votare. ADIcontesta questa lettura discriminatoria. È vero che i dottorandi fanno anche ricerca, insegnano e sono nelle commissioni di esame e quindi sono qualcosa di diverso dagli studenti del primo e secondo ciclo. Per questo altrove hanno rappresentanti distinti. Ma dove questo non succede, almeno gli altri atenei li considerano alla pari degli studenti. Il Rettorato di Bassi così svilisce sempre più il ruolo dei giovani ricercatori.

La situazione non cambia neanche per i ricercatori junior a tempo determinato, voluti dalla riforma Gelmini per soppiantare – tanto per cambiare – quelli a tempo indeterminato. Per cinque anni saranno titolari di cattedre di docenza e saranno il motore della ricerca. La politica dell’Università di Trento e della Provincia nei confronti dei giovani è questa: nessun rappresentante e nessun diritto di voto per gli organi centrali dell’Ateneo come il cda.

L’indignazione all’interno dei soci dell’ADI è alle stelle, così come l’imbarazzo quando devono raccontare ai colleghi del resto d’Italia come si è comportata la “virtuosa” Trento. A breve sarà pubblicata una classifica comparativa curata daADI nazionale sull’appetibilità per i giovani ricercatori degli Atenei italiani. I dati saranno oggettivi. La Provincia può già pensare a quali difese accampare per giustificare lo scempio che emergerà.

Oggi ADI Trento ha inviato una e-mail ai propri aderenti invitandoli comunque a recarsi ai seggi elettorali di martedì e mercoledì e chiedere di votare come studente di dottorato. Se la commissione elettorale non accetterà di farli votare, ADI invita a far verbalizzare il diniego che viene loro opposto e di segnalare il fatto a trento@dottorato.it. L’Associazione ringrazia gli studenti dell’UDU – UniTiN per aver condiviso i problemi dei giovani ricercatori e dell’attuale statuto, sulla cui necessità di modifica si concorda. E’ aperta al dialogo anche con le altre liste studentesche, anche perché ogni socio – se gli sarà dato di votare – rimane libero di esprimere la propria preferenza.

Dopo le elezioni si valuterà che azione intraprendere per contestare l’attuale situazione, così voluto dalla Giunta del Presidente Dellai, dalla Commissione statuto che lo ha redatto e dal Senato accademico che lo ha votato. Sul tavolo, però, non ci sarà solo la questione dei dottorandi, ma anche quella della discriminazione fra ricercatori a tempo determinato e a tempo indeterminato e la dignità degli assegnisti e degli altri lavoratori precari della conoscenza in Provincia. L’ipotesi è quella della convocazione degli Stati generali della ricerca in Trentino, perché il problema – questa volta – non è con il Ministero, ma con la classe dirigente locale. (Adi Trento)