Dark Polo Gang al Buena Onda: il live report

Sabato 26 agosto è approdata la Dark Polo Gand al Buena Onda di Levico (in formazione ridotta)

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Non si può rimanere indifferenti di fronte alla Dark Polo Gang. Il collettivo romano è come tutte le cose che fanno discutere: o lo odi o lo ami, non ci sono vie di mezzo. Anche se lo si odia, però, bisogna ammettere che quello della Dark Polo Gang è uno dei fenomeni più rilevanti della musica italiana degli ultimi tempi. Sabato scorso 26 agosto sono arrivati per la prima volta in Trentino, al Buena Onda di Levico, per un evento targato Blackout. Sono arrivati in formazione ridotta. Solo Tony Effe e Side, accompagnati da Ludwig in sostitizione di Sick Luke. Wayne e Pyren a casa ammalati.

La spiaggia di Levico comincia a riempirsi di gente molto presto. Quasi 2000 le persone accorse, secondo gli organizzatori: un successo, nonostante il concerto ridotto a formazione ridotta. Età media? Molto bassa. Sono le 22 e quelli della Dark Polo Gang salgono finalmente sul palco, dopo aver fatto sfogare il temporale estivo. "Fate un cazzo de casino", dicono ai loro fan. E subito attaccano con il primo pezzo, "Mafia", che è una sorta di biglietto da visita per chi ancora non li avesse ascoltati: "Mangio sei Xanax baby, mi sveglio più ricco di prima. Ai piedi Valentino rosa, come fossi una bimba. Chiamo la tua ragazza bimba, Hermes sopra la cinta. A colazione mangio pollo, a cena soldi e cocaina". Loro tengono bene il palco, anche se sono in due. Hanno carisma e lo sfoggiano. Sanno come intrattenere i loro fan: sanno cosa vogliono, e glielo danno. Occhiali da sole, collane, mutande griffate: "Bacini e cuoricini". In "Magazine" si proclamano i nuovi Backstreet Boys (anche se probabilmente il loro pubblico nemmeno sa chi siano), in "Caramelle" si definiscono rockstar. "Rockstar come Elvis Presley, Rockstar come Jimi Hendrix, cinte con le borchie come gli Iron Maiden" (da "Sportswear").

I fan, anche quelli più piccoli, li imitano con storie su Instagram, selfie in diretta, sotto gli occhi divertiti dei genitori. Anche le mamme e i papà si alzano dalle sedie e raggiungono la folla. Alzano la testa, cercano di capire chi siano quei quattro ragazzi per i quali i loro figli stanno perdendo la testa. Cercano di studiarli, di squadrarli. Ma probabilmente non capiscono cosa stia succedendo. Nemmeno quando qualche balordo non bene identificato, quasi a fine concerto (verso le 22.40), comincia a rubare telefoni, tablet e a strappare collane dal collo degli spettatori. E la festa un po’ si spegne. Ma continua. L'impressione è che la DPG si voglia prendere in giro per prendere in giro tutti, compresi gli altri rapper, quelli duri e puri, che più volte li hanno criticato aspramente. Se ne fregano di tutto ("Piscio sopra gli haters", dicono in "Sportswear"). E lo fanno con un genere, la trap, che i rapper 2.0 considerano come un'evoluzione del rap. Questo genere, che negli Stati Uniti è esploso più di 10 anni fa e che in Italia è arrivato da poco, mischia la struttura ritmica dei pezzi rap a sonorità più elettroniche.

Le basi della DPG sono tutte di Sick Luke (che era in America e non a Levico) il quale, insieme a Charlie Charles (producer di Ghali e Sfera Ebbasta), è il beatmaker di riferimento dei trapper. Il messaggio alla base dei test? Molto probabilmente non c'è alcun messaggio. E si potrebbe dire che le loro canzoni rispecchiano un po' gli adolescenti di oggi, senza punti di riferimento, disorientati in una sorta di medioevo tecnologico e sociale. I testi parlano tutti di soldi, sesso, vestiti, ragazze (tendenzialmente, “la tua ragazza”), droghe varie. In 45 minuti di concerto, cantano più o meno tutti i loro cavalli(ni) di battaglia: da "Pesi sul collo" a "Cono gelato", passando per "Spezzacuori", "Magazine" e "Caramelle". Il concerto è l'elogio dell'immaginario e dello stile della Dark Polo Gang, del loro mondo tutto Fendi, Gucci, bustine rosa, bevande viola e “troie” ("Se passo mi mandano baci, la tua tipa tra i miei seguaci. Mi vede e dopo apre le gambe, la scopo e poi si mette a piangere", cantano in "Magazine”). Arriva il pezzo più richiesto in scaletta, "Sportswear", 20 milioni di visualizzazioni su YouTube. Gli haters sono avvisati: "Fanculo chi ci odia, sai che siamo la moda?" (da "Caramelle", il singolo che è valso il primo disco d'oro). In realtà, tutti siamo avvisati. Questa è la moda, seguirla o meno è una scelta. Ma a vedere il folto pubblico che ha affollato il Buena Onda sabato scorso, furti a parte e dando merito a una impeccabile organizzazione complessiva dell’eventi, la DPG ha avuto ragione. Loro “ci fanno”. E “ci fanno” davvero.

Testo e foto: Serena Bressan