Dal lavoro al partner: come fa bene l’Erasmus!

La Commissione Ue: studiare all'estero dimezza il rischio di rimanere disoccupati e rafforza le abilità trasversali

 

Avere in curriculum un'esperienza erasmus dimezza il rischio di rimanere disoccupati. A dirlo, dati alla mano, è la Commissione Europea, in uno studio – reso pubblico oggi – dal titolo «Effects of mobility on the skills and employability of students and the internationalisation of higher education institutions». Lo studio, basato su cinque indagini online svolte nel 2013, ha visto la partecipazione di 56'733 studenti europei (con o senza un'esperienza Erasmus in curricolo), 18'618 laureati, accademici, istituzioni operanti nell'ambito dell'alta formazione e datori di un lavoro, per un totale di 78'891 individui coinvolti. 

 

Dall'indagine è risultato che chi si affaccia sul mercato del lavoro con un'esperienza Erasmus in curricolo si trova in una posizione migliore per andare alla ricerca della prima occupazione e ha migliori prospettive di carriera. Per chi ha queste caratteristiche, infatti, la probabilità di essere disoccupati di lungo periodo dimezza rispetto a coloro che non sono andati all'estero. Il tasso di disoccupazione a cinque anni dal titolo di laurea è inferiore del 23 per cento per chi ha fatto una parte dei propri studi all'estero. 

Ma c'è dell'altro: chi è stato in Erasmus tenderà ad avere una vita professionale assai più proiettata nella prospettiva internazionale anche dopo la laurea: il 40% degli ex Erasmus si è infatti trasferito in un altro paese dopo il titolo, contro appena il 23% di chi non ha studiato all'estero. Non sono immuni nemmeno le questioni di cuore: il 33% di chi è stato in Erasmus ha infatti un partner di nazionalità diversa dalla propria!

Sulle motivazioni che spingono gli universitari a studiare o fare un periodo di tirocinio all'estero, le più gettonate rimangono l'opportunità di vivere all'estero ed incontrare nuove persone, di migliorare la dimestichezza con le lingue straniere e di sviluppare abilità trasversali. E proprio questo sembra avere la maggiore appetibilità sui potenziali datori di lavoro (il 92% di essi dice di ricercarle nei soggetti che vorrebbe assumere)!  

Stare all'estero significa infatti portare all'ennesima potenza quell'«arte di arrangiarsi» della quale gli italiani sono considerati maestri assoluti: dalla gestione dell'alloggio al bucato, dalla necessità di trovare qualcosa di cui sfamarsi (impresa non banale per chi è abituato ad un certo standard di qualità a tavola) a quella di adempiere alle tante pratiche burocratiche necessarie per farsi riconoscere i corsi svolti all'estero una volta tornati in patria. Insomma, andare in Erasmus significa davvero imparare a cavarsela da soli. Provare per credere. E sempre per quanto riguarda le abilità trasversali, la ricerca dimostra che l'81 per cento degli studenti percepisce di averle migliorate una volta rientrato e riconosce tale miglioramento come maggiore di quanto si sarebbe aspettato prima di partire. (B.D.)