Cartabia? Chi era costei?

La Corte costituzionale si inchina al Girl Power

di Martina Bartocci

Fumata rosa alla Corte Costituzionale! Lo scorso 11 dicembreMarta Cartabia è stata eletta presidente della Consulta ed è la prima donna a ricoprire questo incarico. Classe 1963, lombarda, sposata e con tre figli: questo l’identikit del neopresidente. Una “giurista cattolica” come è stata spesso etichettata, un’accademica, una profonda conoscitrice del diritto costituzionale ed europeo.

Il suo nome ha lo strano sapore di un déjà-vu: lo scorso agosto infatti, Marta Cartabia era stata già indicata per un’eventuale presidenza del Consiglio. In quell’occasione però, la conferma di Giuseppe Conte alla guida del governo non aveva permesso di “rompere il soffitto di cristallo”. Lo scadere del 2019 non ha lasciato intentato questo proposito e, grazie all’elezione della Corte, si chiude in bellezza con Cartabia che si dice “onorata di essere un’apripista”.

Ai giornalisti che, nel corso della Conferenza stampa, le hanno chiesto quali siano gli ingredienti che consentono ad una donna di affermarsi e di raggiungere posizioni di potere, ha risposto: “Se devo guardare alla mia storia personale sono stati decisivi sicuramente modelli femminili, a partire da mia madre; sicuramente i miei maestri, per lo più uomini, che hanno creduto in me più di quanto ci credessi io e forse un po’ di tenacia, perché certi momenti sono difficili”. Parole che lasciano trapelare tutta la sensibilità e la determinazione di cui la forza femminile si nutre.

L’elezione di Marta Cartabia sicuramente rappresenta una tappa importante nel cammino istituzionale femminile. Una tappa che ha alle sue spalle già grandi traguardi: come quello di Nilde Iotti, di cui ricorrono quest’anno i 20 anni dalla scomparsa, prima donna ad ottenere la presidenza della Camera dei deputati; come quello di Maria Elisabetta Alberti Casellati, prima donna ad essere eletta presidente del Senato nel 2018 o ancora, come quello della finlandese Sanna Marin, il più giovane premier del mondo. Il cammino però è tutto in salita, perché la donna è ancora troppo spesso reificata e considerata un oggetto “di proprietà”. La stessa Marta Cartabia, in riferimento alla situazione italiana attuale afferma: “Un paese dove calano verticalmente gli omicidi, ma restano invariati i femminicidi, è un paese che ha un serio problema di civiltà, prima ancora che di democrazia”.

Nilde, Maria Elisabetta e Marta non sono arrivate ai vertici delle istituzioni perché donne, ma perché accomunate da uno stesso fattore: il merito. Il merito di aver studiato, di aver lottato e, soprattutto, il merito di aver creduto in un sogno: quello di mettere le proprie competenze al servizio del Paese anche senza avere una barba, una cravatta o un paio di gemelli da polso!

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