Capossela racconta la Polvere della Cupa

di Doriana Nigro

Canzoni della Cupa è uno dei migliori lavori di Vinicio Capossela, non solo perché ha richiesto 13 anni di lavoro, a partire dal 2003, ma anche e soprattutto perché racconta di una Calitri ancora rurale, risvegliando il folklore contadino della cittadina lucana che ha dato i natali alla famiglia del cantante. Vinicio racconta con straordinaria autenticità miti e leggende dei secoli passati in 29 canzoni, tutte tratte o arrangiate da canti popolari tradizionali e le divide in due dischi, di cui uno, Polvere, è quello che dà il nome al tour 2016, iniziato il 28 giugno a Roma ed avrà, tra le numerose tappe, anche un appuntamento venerdì 15 luglio alle 21.00 presso il Castello Scaligero di Villafranca (VE). Una location suggestiva, dove, al prezzo di 43 euro a biglietto, Capossela aprirà le porte ad un fantastico viaggio attraverso ballate a sfondo bucolico, giacimenti di storie che parlano “di terra, lavoro, sole, vita”, racconti di popolo del Sud, intriso di tradizioni ed altamente simbolico per l’Italia intera.

Lo stesso autore ha scritto, in occasione dell’inaugurazione del suo doppio album, “La Cupa è la contrada oscura, quella dove batte poco il sole, quella dove le cose si nascondono alla vista. Quella dove si consumano gli amori illeciti, quella dove si fanno vere le creature che si vogliono celare allo sguardo”, lasciando intendere che il l’ascolto delle canzoni non è sicuramente leggero, ma, affinché si riesca a cogliere nel dettaglio musica e significato dei testi, deve essere continuo e ripetuto. È per questo motivo che il cantante permette al suo pubblico di assaporare ogni sfaccettatura del suo lavoro, incidendo le Canzoni della Cupa su due dischi e portandoli poi sulla scena in due momenti diversi dell’anno: all’aria aperta della calda stagione, Polvere presenterà timbri forti, sulla falsa riga della tragedia greca mista a folk, serenate e ballate; nel chiuso dei teatri, in autunno, verrà presentato invece Ombra, che si aprirà dopo il classico Sponzfestival di Calitri, e vedrà sotto i riflettori la luna, la magia, i fantasmi, i licantropi, un immaginario di vita notturna raccontato con la complicità del violino.

Insomma, non parliamo dei rapper all’ultimo grido, né di Rihanna, ma i tormentoni dell’estate a volte possono lasciare spazio a tutt’altro genere: un'avventura che è letteraria e teatrale, oltre che musicale, che avvicina l’Italia alla realtà più cupa del sud, dove ancora oggi fa fatica a battere il sole, ma che è sempre stata più presente che mai nel Belpaese, seppure troppo spesso trascurata e dimenticata.